top of page

INTERZONE







I tentativi di spiegare la “Persona” come un mondo sommerso potrebbe essere riduttivo, ma spesso bisogna affrontare drasticamente il problema per correre sulla scia della conoscenza rimanendo comunque sempre in equilibrio per non cadere nella massificazione di un pensiero e uno stereotipo che, a valanga, sommerge la versione più cristallina del proprio essere. Respirare, Attendere, Ragionare e Studiare, avere il coraggio di affrontare se stessi per poter dire “questa è la versione di Me”, sobbarcata di menzogne e di attimi Veri che, questi, si palesano come dei sopravvissuti, nel costante vortice del controsenso interiore.


Uno “stile comune”, sentirsi parte di una tribù, potrebbe essere la prima tappa del riconoscimento, ma che potrebbe limitare una possibile libertà individuale, adottando i canoni che quella tribù pretende.

Dai rocker degli anni ‘50 con i giubbotti di pelle e i capelli lunghi, i mod inglesi degli anni ‘60 vestiti con completi made in Italy, i punk degli anni ‘70 con il tartan e le spille da balia, i goth degli anni ‘80 dai volti pallidi in total look nero, il look grunge degli anni ‘90 con le camicie di flanella e i jeans strappati e il look hip hop di questi ultimi anni*

Ribellarsi, sovvertire l’esteriorità per ricercare suggestioni del proprio sentire, è l’inizio di una rivoluzione interna per capire e conoscersi, dove la RIBELLIONE è la chiave di volta per essere ed esistere.

*ʟᴀ ʀɪᴠᴏʟᴛᴀ ᴅᴇʟʟᴏ ꜱᴛɪʟᴇ, ᴛᴇᴅ ᴘᴏʟʜᴇᴍᴜꜱ, 2009 ᴀʟᴇᴛ ᴇᴅɪᴢɪᴏɴɪ ꜱ.ʀ.ʟ. ᴘᴀᴅᴏᴠᴀ


Riconoscere se stessi per costatare l’unicità degli altri è come osservare dal finestrino di un autobus i lampioni intermittenti che sfrecciano lungo la strada e che rendono faticosa l’identificazione di quello che ci circonda. Ci si concentra sulle sagome appena visibili nel fondo di un paesaggio buio. Ogni tanto si riesce a scorgere un puntino di luce lontano, che pare alieno. Quindi bisogna strizzare gli occhi per quantificare la potenza di quella luce, per poi decidere se scendere e provare a raggiungerla, con le gambe intorpidite dal peso di un viaggio che ogni giorno comincia. Parlo di quel preciso istante in cui ci si concede al mondo per conoscere l’altro e se stesso. In quel preciso istante il vuoto cosmico diventa il punto di partenza, il punto di osservazione per cercare vita sulla Terra.

Dichiarare a se stessi e al mondo di Essere e di Esistere è un atto sovversivo, un gesto unico che può far scaturire altre piccole rivoluzioni, mutamenti sociali e politici per ricostituirsi singoli in una comunità libera.

Nel 1969 la polizia municipale di New York aveva fatto irruzione in un minuscolo e squallido bar gay, lo Stonewall Inn in Christopher Street al Greenwich Village. Erano anni che la polizia faceva queste operazioni, ma stavolta i gay e altri membri della comunità locale si schierarono in forze per contrastarla e nacquero piccoli scontri. Quando la stampa amplificò la storia, il sindaco di New York decise di mettere fine alla persecuzione contro la comunità gay*.


*ʟᴀ ʀɪᴠᴏʟᴛᴀ ᴅᴇʟʟᴏ ꜱᴛɪʟᴇ, ᴛᴇᴅ ᴘᴏʟʜᴇᴍᴜꜱ, 2009 ᴀʟᴇᴛ ᴇᴅɪᴢɪᴏɴɪ ꜱ.ʀ.ʟ. ᴘᴀᴅᴏᴠᴀ


“Sei solo un punk!” così venivano apostrofati i giovani ribelli dagli americani “rispettabili” dove il termine punk indicava il legno secco da ardere, quindi senza nessun valore. Quello che fece Dunn (giovane editore che chiamò la sua rivista “Punk”) ribaltò il termine usandolo per distruggere la versione stucchevole del rock’n’roll anni ‘50, trasformandola in un’allucinazione perversa e sconvolgente.

Malcolm McLaren dopo un periodo fallimentare a New York come agente di band punk, portò a Londra quel senso anarco-delirante di musica e moda. Nel negozio SEX vendeva tutto quello che usciva dall’immaginazione della socia e moglie Vivienne Westwood. Poi i Sex Pistols e il resto è storia. L’odio per la sofisticazione che annebbiava e reprimeva l’individualità: uno shock che violentava la legge imposta... le cose non sarebbero state mai più come prima.



sex pistol, Vivienne Westwood, punk, joy divison, fashion, street fashion, t-mag, Raf Simons,
images © Vivienne Westwood

Scendendo dall’autobus, nell’aria fredda della notte, si potrebbe percepire una musica. Una gamba dopo l’altra, lentamente, muovendosi al suono del respiro. (“Isolamento. Disordine. Incubazione. Questi elementi rappresentano alcuni aspetti del mio lavoro e vengono dai Joy Division” come dice Raf Simons, lui che si muove negli anfratti del proprio essere, negli angoli più bui dell’interzone per poi assorbire tutto il mondo e cercare di spiegare il proprio maniacale Essere senza dire il perché; o come David Lynch fa con le sue interzone, spaventose e mistiche esperienze ultraterrene).


Indagare se stessi e il mondo per poi esserci per gli altri e quindi camminare verso quella voce che canta

“Love, love will tear us apart again” e con le mani, tastando l’aria, chiudere gli occhi e fare mezzo giro su se stessi: essere il perno dell’universo.

Capire di aver sbagliato strada forse, oppure di aver avuto una botta di culo e aver azzeccato tutto, ma comunque inaspettatamente assorbire il viaggio e cantare che “L’amore, l’amore ci farà a pezzi di nuovo.”




bottom of page