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t-mag UNCOVERS: TERRAFORMA FESTIVAL

Updated: Jun 30, 2022

Dopo due anni torna Terraforma Festival, dal 1 al 3 Giugno nella storica ed incantevole location di Villa Arconati.



La terraformazione è il processo teorico che rende possibile la vita su un pianeta attraverso la creazione di un'atmosfera. Terraforma è il manifesto della nostra convinzione che nuove dimensioni possano essere terraformate. Un festival di tre giorni in cui la musica è il catalizzatore: un centro di gravità atemporale per le energie, con un punto di rottura da cui suoni e immagini creano un senso di sospensione capace di indirizzarci verso nuove percezioni.


Terraforma rinnova il concetto di esperienza musicale enfatizzando il rapporto tra evento e impatto, incubando stati d'animo e forme di sensibilità durevoli nel tempo. Vogliamo creare un nuovo concetto di ascolto, che comprenda tutto ciò che la musica esprime e rivela; che sia dentro, intorno o fuori di noi, della nostra società e del mondo.


Terraforma si svolge nei boschi di Villa Arconati, alle porte di Milano, e coinvolge artisti che sperimentano nuovi modi per ridurre la distanza tra arte e vita. La musica e il suo ascolto riportano l'uomo alle sue frequenze naturali, dove il senso del ritmo torna a legarsi all'ambiente. Terraforma è organizzata secondo pratiche sostenibili, integrando gli aspetti dalla produzione al consumo delle risorse.


Terraforma è una struttura organica dove l'aspetto musicale si integra con installazioni realizzate da artisti e artigiani, e dove incontri e laboratori offriranno occasioni di meditazione, coinvolgendo attivamente il pubblico. L'intreccio tra dimensione musicale, artistica e ambientale formerà un'atmosfera capace di stimolare la sensibilità dell'ascoltatore a pensare al presente e al futuro in modo nuovo, un'innovazione culturale che nasce dal rispetto dell'altro e dell'ambiente.



Abbiamo fatto qualche domanda a Ruggero Pietromarchi, direttore artistico di Terraforma.





Da dove nasce la necessità di creare un proprio festival? Ci spieghi meglio cosa si cela dietro al nome “Terraforma”?


L'idea di fare Terraforma nasce da un lato, dall’ esigenza di fare concretamente delle cose in un contesto sociale e politico in cui ci sono sempre tante tante parole e poca concretezza e dall'altro di farle con un senso, dandole un senso. Da queste necessità personali e anche un po' contestuali è nato Terraforma: dal bisogno di rispondere un pochino ad un clima politico e sociale di grandissima demagogia, con delle risposte concrete che riunissero da un lato una passione, quella per la musica e dall'altro anche un'idea se vuoi, sociale e culturale, che in Italia si possa fare imprenditoria culturale, che in Italia si possono valorizzare dei beni storici, come nel nostro caso Villa Arconati, attraverso dei contenuti contemporanei. Tornando un po’ all’idea del Festival volevamo trasmettere, queste idee, questi principi, questi valori. Ed il festival credo che sia il format che possa abbracciarli tutti.


Il nome arriva da uno dei ragazzi con cui ho iniziato, Alberto, grande appassionato di cultura fantascientifica che un mattino ha avuto questa intuizione geniale. Non mi ricordo se attraverso Superman o comunque uno di questi film, però è stato geniale, è stato secondo me anche parte della fortuna del nostro progetto. Perché è sicuramente un nome molto forte, molto intuitivo, trasversale e dall'altro lato chiaramente che rappresenta benissimo tutto quello che era la nostra idea di un festival, ovvero quello di ricreare delle nuove condizioni di esistenza culturale e ambientale.


Questo processo di terraformazione calzava perfettamente rispetto a tutto quello che ti ho appena raccontato: all'idea di rigenerare un luogo, di rigenerare una società attraverso il nostro linguaggio, ovvero la musica.



Rapporto con il territorio. L’intero festival si svolgerà negli spazi di Villa Arconati. Da dove proviene la scelta di questa location e qual è il rapporto che Terraforma vuole avere con il territorio?


Inizialmente Terraforma volevamo organizzarlo in Sicilia perché io sono nato a Palermo e anche Dario, uno dei fondatori è Siciliano e quindi molto legati a quel territorio. Dopodiché, insieme ad Alberto ci siamo resi conto che eravamo tutti e tre basati a Milano, abbastanza giovani, e abbiamo detto “ma sai che c'è? Facciamo un po' di pratica prima” e così abbiamo avviato l'associazione Trees.


Nel frattempo io lavoravo per una società che si chiama Ponderosa, società che organizzava festival come Piano City, lavoravo a vari Festival in giro per l'italia e tra questi una rassegna che Ponderosa organizzava e curava a Villa Arconati.


Villa Arconati da quasi trent'anni ha una rassegna dei concerti estiva. Vengo poi a scoprire che c'è un parco gigantesco, totalmente lasciato andare. La stessa villa in realtà è stata chiusa quasi vent’anni.

Da lì, siamo riusciti a definire un accordo per cui invece di pagare un affitto ai primi anni ci siamo impegnati in un progetto di restauro e di recupero del parco. Da lì è nato Terraforma.


Architettura e sostenibilità sono due degli aspetti a cui Terraforma dedica spazio ed attenzione. Ci racconti di più sul nuovo stage di quest’anno prodotto da Space Caviar: il Vaia Stage?


Essenzialmente è un palco che sostituirà quello che era un po' il palco del sound system. Nasce principalmente l'esigenza di avere un palco un pochino più spazioso.


Deve ospitare non solo dei DJ set, ma anche dei live e lo stiamo realizzando insieme a Space Caviar, lo studio architettura di base qui a Milano che fa capo a Joseph Grima. Si chiamerà Vaia stage proprio perché con Joseph abbiamo sviluppato tutto il disegno. L'idea del palco nasce proprio prendendo spunto dalla tempesta, dalla tragedia che è avvenuta qualche anno fa oramai dove c'è stata questa tempesta ciclopica che ha battuto conifere, di alberi.


Siamo andati a recuperare una parte di questo legno che va assolutamente utilizzato, altrimenti marcisce e crea dei veri e proprio danni. Sta infatti creando una serie di sistemi parassitari che stanno ulteriormente peggiorando la situazione.




Creare una community di persone che possano vivere un’esperienza collettiva in armonia”: questo è uno degli obiettivi di Terraforma. Che valore ha per te il camping all’interno di un festival musicale?


In realtà io sono sempre stato veramente pro all'idea del festival con il campeggio come Terraforma dove essenzialmente catapultiamo un numero di persone più o meno sconosciute fuori dalla loro quotidianità, fuori dalla loro routine, dalla loro comfort zone e creando questo circo cortocircuito che è alla base del Festival. Corto circuito che poi viene dato dalla musica.


E’ una condizione necessaria per cercare di fare in modo che i partecipanti, le persone che arrivano a Terraforma perdano un pochino dei riferimenti e quindi si aprano ad acquisirne di nuovi. Sembrerà banale però è vero che nel momento in cui dormi una notte in una tenda, in un posto che non è il tuo, la tua cameretta, veramente riesci a creare delle situazioni nuove, inedite. La condizione del campeggio, che chiaramente implica delle difficoltà dal punto di vista della produzione enormi anche dal punto di vista della sostenibilità, non è per niente semplice. E’ una condizione, secondo me abbastanza sine qua non per ricreare questa esperienza e per uscire un pochino da quella dinamica che a Milano va tantissimo dell'evento dove arrivi, giudichi e te ne vai. Difficilmente rimani veramente colpito e coinvolto.




Quest’anno ci sarà un nuovo approccio al festival. Non si terranno talk, panel, proiezioni, conferenze e workshop, tutta l’attenzione del festival sarà puntata sulla musica. Ci racconti di più sul perché di questa decisione?


E' nata da alcune considerazioni fatte durante il periodo invernale. Quando appunto si è capito che finalmente forse poteva tornare il festival dopo due anni di stop.

Chiaramente ci siamo posti delle domande. Avevamo la necessità di rispondere ad un'urgenza. Ci è subito sembrato abbastanza lampante la necessità di ritrovarsi, in uno spazio comune, in uno spazio amato come quello di Villa Arconati. Ascoltando della musica e ballando.


In realtà Terraforma nasce con un focus puramente sulla musica, l'idea sin dall'inizio e di avere proprio questo catalizzatore sulla musica. Ancora oggi in realtà dal punto di vista dell'infrastruttura è molto semplice perché l'idea è veramente di far dialogare il piu' possibile le persone tra di loro con l'ambiente circostante, quindi con Villa Arconati e la musica. E’ un po’ un ritorno all’origine.


La pandemia ci ha dato da un lato la possibilità di sviluppare questa multidisciplinarietà in altre direzioni e dall'altro di ritornare un po' alle fondamenta del festival di Terraforma.



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