PRELUDIO ALLE OTTOBRATE ROMANE: il mio weekend a Spring Attitude
Updated: Oct 19
La fine di settembre a Roma è un periodo che porta con sé due sentimenti, da un lato c'è la malinconia
dell'estate ormai finita, dall'altro c'è l'entusiasmo per l'arrivo di quelle famose "ottobrate", quelle giornate
speciali, con un clima ancora tiepido e la luce morbida dell'autunno.
Mi piace pensare che non sia un caso che Spring Attitude si sia svolto proprio in questo "autumn break"
italiano, periodo del vino nuovo, delle passeggiate di domenica e delle feste itineranti, che animano la
città e richiamano tanto i turisti quanto i romani.

Così come dev'esserci stato un intento chiaro dietro alla scelta della location di Cinecittà, un posto
lontano da quella Roma città Eterna e pure da quella onanistica delle spiagge affollate, che nonostante
l'aria di quartiere defilato è riuscita ad ospitare centinaia di persone accomunate dal desiderio di passare
un weekend vivo, tutti parte di un'unica _naturae_ - che poi è il sottotitolo di questa edizione del festival -
che si manifesta attraverso luci e suoni, in una cornice che inaspettatamente risulta familiare.
Due palchi, uno di fianco all'altro, che hanno permesso un'immersione totale nell'eclettica line up, in un
susseguirsi di show senza pause eppure sempre distinti l'uno dall'altro.
Il risultato è stato un mix di generi musicali perfettamente funzionante, un flusso unico di ritmi, prima
incalzanti, poi rilassati, al quale il pubblico si è adattato, muovendosi da destra a sinistra proprio come un
cumulo di foglie spostate dal vento.
Dovessi pensare ad un'immagine per descrivere la scena che ho visto sarebbe proprio questa: un parco
di Roma al crepuscolo dell'estate, percorso da una brezza allegra, che sposta i rami e fa ballare il
fogliame, e brillante di una luce tiepida che filtra tra le dita.
Il sabato pomeriggio è stato espressione della dicotomia che caratterizza il periodo di cui stiamo
parlando: il pubblico ha viaggiato senza muoversi da una stagione all'altra, passando dalle note
primaverili dei primi artisti (Valentino, Archivio Futuro, Parbleu, Maria Chiara Arghirò) del pomeriggio, al
freddo umido dei Verdena, per poi tornare a scaldarsi sulle note infuocate del set di Acid Arab che ha
preparato la folla all'estate di Peggy Gou.

Di domenica la sensazione di essere in un crocevia di venti diversi è diventata ancora più reale:
dall'abbraccio di Bluem, alla bufera dei Fuera, ci siamo trovati in lacrime di fronte alla sensibilità di Lucio
Corsi, che poi ha lasciato spazio alla travolgente irriverenza di Tutti Fenomeni, che si riconferma una
gemma del panorama musicale romano, ormai fermentato al punto giusto per essere gustato come un
buon Cesanese anche fuori regione.
Con lo scendere del sole si è abbassata anche la temperatura: Moderat, Meg e HVOB hanno portato il
pubblico in una notte invernale ed elettronica, di quelle che quando esci dal locale senti il sudore caldo
addosso e l'aria fredda che ti taglia le mani.

Sono stati due giorni vivi, che hanno mostrato chiaramente il potenziale di Roma come centro musicale
con grandi possibilità, in grado di richiamare persone curiose che condividono quell'_attitude_ che le
spinge a ricercare, nel clima mite ma vivace dell'ottobrata romana, suoni noti e suoni nuovi, volti amici e
volti sconosciuti, diversi, come tutti i generi musicali che sono stati proposti in questa edizione di SA.
Abbiamo motivo di pensare che questa bella spinta non verrà persa nei prossimi mesi: continuiamo a
seguire questa brezza che speriamo ci accompagnerà per tutto l'inverno (il 14 ottobre è in programma un
dj set di 5 ore di Cosmo, per SA waves), fino alla prossima ottobrata, con la speranza di vedere una
nuova edizione ancora più ricca di ospiti internazionali, un vento che finalmente sposti tutte le foglie, non
solo di Roma ma di ogni dove.