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Moda: omologazione o espressione individuale? Scuole di pensiero da Kant a Gucci


Potrebbe sembrare contraddittorio ma non lo è: la moda può essere uno strumento di omologazione così come una forma di ribellione. Ha origine nella metà del Trecento e all’epoca era un modo per comunicare il proprio status sociale ed esprimere la propria identità.

Gucci spring summer 2020

Come illustra il noto filosofo tedesco Immanuel Kant “la Moda investe tutti i fenomeni culturali e anche quelli filosofici”. Spiega che perfino “il cristianesimo, l'illuminismo, il newtonismo, il darwinismo, il positivismo, l'idealismo, il neoidealismo, il pragmatismo, tutte dottrine che hanno avuto un'importanza decisiva nella storia della cultura”, sono state mode.

Non solo, anche i movimenti culturali che non hanno lasciato tracce sono state mode: “si può dire”, continua Kant, “che la funzione della Moda sia di inserire negli atteggiamenti istituzionali di un gruppo, o più in particolare nelle sue credenze, per mezzo di una rapida comunicazione e assimilazione, atteggiamenti o credenze nuove che, senza la Moda, dovrebbero combattere a lungo per sopravvivere e farsi valere”.


Con il sociologo George Simmel entriamo nell’ambito dell’abbigliamento e dei significati che derivano dalla moda applicata a questo ambito.

“La moda”, secondo Simmel, “fornisce all’uomo uno schema con cui provare in modo inconfutabile il suo legame con la collettività”.


È curioso come attraverso la moda si cerchi l’espressione individuale e allo stesso tempo l’omologazione. Simmel nota che in base all’epoca storica a volte prevale una tendenza, a volte quella opposta. Nelle società primitive c’era un maggior senso di comunità a favore dell’omologazione, nelle società civilizzate emerge invece l’individualità del singolo. Allo stesso modo per il ceto sociale si parla di differenziazione fra classi sociali diverse ma omologazione fra le medesime.


Che dire della società odierna? Basta navigare su Instagram per rendersi conto che è praticamente impossibile distinguere, a parità di sesso, un profilo dall’altro. L’omologazione prevale senza controllo sull’individualità verso la quale spesso ci si rifugia per timidezza o semplicemente per il nostro innato bisogno di appartenenza.

Ma se i social media non fanno che alimentare il bisogno di approvazione così come le pubblicità, la globalizzazione e il consumismo in generale, alcuni marchi di moda non rinunciano all’originalità e continuano a rappresentare quell’elemento di novità di cui parlava Kant.


La sfilata di Gucci dello scorso settembre ha lasciato tutti a bocca aperta con i suoi modelli in divisa bianca o in camicia di forza: tutte metafore che rappresentano la costrizione. Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, ci ha ricordato che il linguaggio della moda può essere molto chiaro.


Gucci spring summer 2020
Gucci spring summer 2020

"Nel passato, il controllo dell’accadere era nello scettro del sovrano che esercitava il suo potere dall’alto, in maniera unidirezionale. Il potere era dispotico e concentrato, ma anche fortemente leggibile. Il nostro presente è, invece, plasmato da una “microfisica di poteri” che agisce molecolarmente all’interno della società: una forma di governamentalità diffusa che, attraverso un insieme d’istituzioni, dispositivi e meccanismi di soggiogamento, impone regole comportamentali interiorizzate dai singoli”, commenta Michele su fashionunited.it.

Gucci spring summer 2020
"Tali poteri agiscono nel quotidiano attraverso blocchi e interdizioni, impediscono il libero diffondersi dei discorsi e finiscono col produrre una società disciplinare: una società che controlla, confina e norma la vita. Costruire un antidoto all’omologazione normativa della biopolitica non può significare imporre all’ordine un contro-ordine. Non vuol dire disfarsi di regole, imponendone altre. La moda, piuttosto, ha un altro compito: fare intravedere campi di possibilità, suggerire indizi e aperture, coltivare promesse di bellezza, offrire testimonianze e profezie, rendere sacra ogni forma di diversità, alimentare un’irrinunciabile capacità di autodeterminazione”

Parole sante.






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