IN CONVERSATION WITH: MARY GEHNYEI
Nell'universo della musica elettronica italiana sono poche le figure che emergono come la DJ donna di colore. Con un approccio unico alla musica e uno stile inconfondibile, Mary Gehnyei ha saputo farsi strada in un settore ancora caratterizzato da disparità di genere e pregiudizi razziali. La sua passione per la musica è stata coltivata fin da piccola, crescendo in una famiglia in cui la musica era un elemento vitale. Le radici africane e l'amore per i suoni dell'Africa Occidentale hanno reso la sua esperienza musicale profondamente personale. Ma la sua storia non si limita solo alla musica. Da persona poliedrica, si è avvicinata anche al mondo della moda, lavorando come costumista per il cinema e aprendo un negozio nel vibrante quartiere di Monti a Roma. Per lei, l'arte non può più essere chiusa in compartimenti standard, ma deve sconfinare e mixarsi proprio come i suoi dj set. La musica e la moda si intrecciano nella sua vita, creando un'esperienza unica e ispiratrice. Nonostante il suo talento e la sua passione, Mary ha affrontato sfide uniche lungo il suo percorso. Tuttavia, ha saputo superare tali ostacoli con grinta e determinazione, diventando una voce autentica nel panorama musicale. Ogni serata ed ogni esperienza vissuta hanno segnato il suo gusto musicale e la sua crescita artistica. Da serate emozionanti a Roma, inclusa l'importante esperienza al Goa Club, fino a condividere la consolle con icone come Tony Humphries, ha costruito la sua carriera su momenti significativi e esperienze che l’hanno formata a 360°. La sua musica e la sua presenza rompono gli stereotipi e mostrano che la diversità è una risorsa da celebrare. La sua missione è di avvicinare la realtà Afro-italiana alle sonorità elettroniche, unendo le sue radici culturali con la sua grandissima passione per la musica. In un mondo in cui l'arte non può più essere confinata, Mary si pone come esempio di come la musica e la moda possano fondersi in un'esperienza straordinaria. La sua determinazione e il suo talento sono testimoni di un percorso di successo, che ispira e apre la strada a una maggiore inclusività nel mondo della musica e oltre, abbattendo ogni tipo di barriera.
Photographer Claudia De Nicolò @she.s.lola Stylist Arianna Zanetti @arianznt, Lorenzo Bondani @lll012793 Asst. Stylist Susanna Baroni @susannabaroni, Elisabetta Di Bitonto

Da dove nasce il tuo approccio alla musica? Hai sviluppato una passione per essa sin da bambina, magari grazie all'influenza familiare o alle prime esperienze musicali con gli amici?
La musica è un elemento vitale per la mia famiglia, sempre presente in ogni momento della mia vita, sia durante i momenti di grande unione che durante le sfide più difficili che ho dovuto affrontare nel corso del tempo.
La mia crescita è stata accompagnata dalla musica che risuonava ininterrottamente nella nostra casa, 24 ore su 24. La domenica, in particolare, è un giorno speciale in cui la famiglia si riunisce: mia madre prepara i piatti tipici liberiani, mentre mio padre inizia fin dalla mattina la sua ricerca e selezione di musica dell'Africa Occidentale, spaziando tra vari generi, dal reggae di Gregory Isaacs e Alpha Blondy all'afro contemporaneo di artisti come Wizkid, Burna Boy e altri protagonisti del momento.
In un certo momento, ho sentito il bisogno di conoscere persone che condividessero una tradizione musicale simile alla mia. Ho avuto difficoltà per anni, finché non ho trovato quella che sarebbe diventata la mia prima "famiglia musicale”.
Era una realtà multietnica composta da ragazzi provenienti da ogni parte del mondo: dalla Costa d'Avorio, dalla Francia e dagli Stati Uniti. In questo gruppo, c'erano persone con diverse estrazioni sociali: c'era il ragazzo della periferia con le scarpe rotte ed il figlio di un diplomatico che si presentava con un look impeccabile dalla testa ai piedi. Ciò che avevamo in comune era l'amore per l'hip hop e la danza. Ci incontravamo a Piazzale Flaminio, luogo da cui abbiamo preso il nome del nostro gruppo, comunemente conosciuto come "Il Flaminio”.
In quel periodo, la musica era la legge suprema, tutto ruotava intorno a cosa ascoltare e a come vestirsi. E il motivo era uno solo: IL FLAMINIO.
È stato un momento di transizione molto significativo ed importante per me, poiché ho sviluppato un forte senso di appartenenza a una realtà unica a Roma.
Per molti ragazzi cresciuti a Roma, il Goa Club è stato sì un luogo di divertimento, ma anche un luogo dove venivano delineate le personalità musicali di molti djs di oggi. Per te che ruolo ha avuto?
La scena dell'Hip Hop mi ha aperto le porte verso nuove esperienze e mi ha suscitato la curiosità di esplorare altre realtà. Un giorno, un amico mi invitò insieme alle mie sorelle ad un party al Goa.
Quel giorno è impresso nella mia mente come se fosse successo ieri: rimasi sbalordita di fronte allo spettacolo che si svelava davanti a me. In consolle c'era Tony Humphries e il dancefloor era pervaso da un'energia straordinaria, con persone che ballavano insieme e interagivano al ritmo coinvolgente della House Music.
Sembrava che il Goa e quella musica mi stessero aspettando da sempre. Unire la mia passione per la danza in uno spazio come il Goa Club è stato molto più di una semplice partecipazione a un party. È stata un'esperienza che ha trascenduto i confini dell'evento stesso.
Mi sentivo parte di qualcosa di più grande e avevo la possibilità di esprimere la mia arte in un club che da sempre è stato un luogo di espressione e di libertà individuale. Mi ha permesso di essere completamente me stessa al 101%.

MARY wears shorts, KARDIF; top, ANDREA TURCHI
Qual è stato il momento decisivo che ti ha spinto a passare dalla carriera di vocalist nei locali al ruolo di DJ, prendendo in mano i vinili?
Durante una serata, quasi per scherzo e per caso, mi è stato passato il microfono e mi hanno incoraggiato a dire qualcosa. Ho iniziato a sfornare frasi in inglese a tempo, tutte prive di senso, come un gioco.
Ma quel semplice scherzo si è trasformato nell'inizio di un lungo percorso come vocalist, che mi ha dato l'opportunità di collaborare con numerosi DJ nazionali e internazionali e persino di diventare resident vocalist presso il prestigioso Redzone Club di Perugia.
Man mano che conoscevo sempre più artisti, ho iniziato a studiare le loro tecniche di mixaggio. Non avevo nemmeno lontanamente l'idea di diventare una DJ, ma continuavo a collezionare vinili per non perdermi le ultime uscite dei DJ che ammiravo.
Senza accorgermene, è iniziata una vera e propria ossessione: ogni volta che potevo, il mio primo pensiero era quello di dirigermi verso un negozio di dischi o di avventurarmi in qualche angusto scantinato alla ricerca di nuove gemme da diggare. Era un'autentica passione che bruciava dentro di me, guidandomi verso ogni nuova scoperta musicale come un cacciatore di tesori alla ricerca dell'oro nascosto.
In un'industria dove i DJ si dividono sempre di più tra coloro che prediligono i vinili e quelli che non li utilizzano, hai dimostrato un amore profondo per questo formato. Possiamo considerarti anche una collezionista? E quale è la motivazione dietro la tua forte affinità per il vinile? Ci condividi i tuoi tre dischi preferiti?
Quando ho acquistato il mio primo vinile, non potevo nemmeno immaginare l'incredibile viaggio che mi aspettava. Solo dopo aver collezionato oltre un centinaio di dischi ho realizzato che la mia passione stava diventando un'affascinante ossessione.
Non mi definisco una collezionista nel senso tradizionale, anche se vorrei esserlo. Ho sempre preferito selezionare con cura ciò che sento e ciò di cui ho bisogno, cercando di evitare dispersioni. In questo modo, ho instaurato un autentico rapporto con ciascun vinile che possiedo.
Sono tutti amori diversi. Alcuni mi hanno regalato immense soddisfazioni, altri li ho compresi solo a distanza di tempo, mentre altri ancora sono come tesori nascosti, in attesa del momento perfetto per rivelarsi. I vinili sono come relazioni amorose.
Amo il vinile per la celebrazione che avviene durante un set. Prenderlo dalla borsa, selezionare la traccia, posizionarlo sul piatto, abbassare la puntina, ascoltarlo in preascolto e confermare che la mia scelta era la giusta. È un momento di intenso legame quando finalmente lo faccio entrare in sincronia con la musica.
Prima di ogni set, indipendentemente dal contesto, dialogo sempre con la mia borsa dei dischi e le chiedo di comportarsi bene. Lo so, può sembrare quasi folle, ma è un rituale che mi connette in modo profondo con la mia passione.
Se dovessi elencare i miei tre dischi preferiti, sarebbero:
Nel corso del tuo percorso artistico, hai incontrato o sei stato influenzata da qualche artista che ha lasciato un'impronta significativa sul tuo gusto musicale e nei tuoi set?
L'universo sonoro dell'house music mi è stato rivelato grazie all'indimenticabile Tony Humphries, un artista che ha scolpito i miei primi passi nel mondo della musica. La sua capacità di trasmettere emozioni attraverso i suoi set è stata una vera e propria epifania per me.
Ma se devo parlare di ispirazione profonda e di un'essenza musicale che ha plasmato il mio approccio alla selezione dei brani, devo assolutamente menzionare Theo Parrish. La sua maestria nel creare viaggi sonori unici, mescolando generi e sfidando le convenzioni, è un'autentica fonte di ammirazione e un faro luminoso nella mia carriera da DJ. Sogno segreto e irrefrenabile è poter condividere un palco con Theo Parrish un giorno.
Spero che il destino mi conceda questa opportunità unica, di poter suonare accanto a un vero maestro come Theo Parrish, un momento che sarebbe scolpito nella memoria come una tappa indimenticabile del mio cammino musicale. È il sogno nel cassetto che mi spinge a superare ogni sfida e a lavorare instancabilmente per raggiungere nuove vette nella mia carriera da DJ.
Sei un persona che si impegna ad imparare da sola e che si lancia appassionatamente in ogni cosa che fa. Potresti condividere con noi un ricordo particolare di una serata o di un'esperienza che hai vissuto?
La mia prima serata come DJ è stata semplicemente magica, anche se inizialmente non avevo nessuna intenzione di suonare. Pensavo che non fosse la mia strada e mi sentivo totalmente impreparata.
Ricordo che tutti ballavano e, ad un certo punto, la situazione è diventata un po' fuori controllo e mi hanno circondata in consolle. Quell'esperienza ha scatenato in me una voglia ancora più grande di approfondire il mio percorso da DJ.
Mi sono sempre trovata ad affrontare richieste che ritenevo superiori alle mie capacità, ma ho sempre accettato le sfide perché la verità è che amo le sfide. Ogni set è sempre stato unico, ma uno in particolare mi ha lasciato un'impressione indelebile: l'apertura per K-Hand. Musicalmente, eravamo in contesti molto diversi, ma entrambe eravamo lì per dare e fare la nostra musica. Mi ero preparata per più di un mese e, anche in quel caso, pensavo che fosse troppo per me. Ho messo insieme un set con sonorità Deep House e un tocco di Deep Techno, ma quella serata ha trasformato l'atmosfera di un locale snob in una situazione underground newyorkese.
Dopo un paio di ore, l'energia si è alzata, il mio warm-up stava funzionando bene e quando è arrivata K, la pista da ballo era pronta ad accoglierla. Ricordo che durante il cambio di turno ci siamo abbracciate come se ci conoscessimo da una vita, e mi guardava fieramente dritta negli occhi. Alla fine della serata, K voleva sapere tutto di me: dove e come avevo imparato a suonare. Mi ha chiesto di promettere che avrei continuato a farlo e che se avessi bisogno di consigli e supporto, avrei dovuto semplicemente scriverle. E così ho fatto.. Posso dire che è stato un momento molto significativo per me: il primo incontro con un'altra DJ donna nera, non una qualsiasi, ma la regina di Detroit. Mi ha fatto credere ancora di più in ciò che stavo facendo. Le sue parole rimarranno per sempre nel mio cuore.
Un altro set importante è stato un back-to-back con Tony Humphries. È successo inaspettatamente, alle 7 del mattino, dopo che avevo già suonato nel pre-serata.
Durante l'after party, mi chiedevano di avvicinarmi a Tony e di proporre un back-to-back. Non c'era contesto o momento migliore per suonare insieme al DJ che mi ha fatto scoprire la mia musica.
L'unico problema era che non avevo il coraggio e temevo che mi mandasse via dalla consolle. Ma a un certo punto, la voce si è diffusa fino a raggiungere il suo manager, che gli ha detto: "C'è una ragazza che vorrebbe suonare con te, Tony". Ha immediatamente fatto spazio in consolle, preparando il disco al quale avrei dovuto collegarmi. Sono stati i momenti più lunghi della mia vita.
Ricordo distintamente che, senza dire una parola, Tony Humphries mise il disco e si girò dall'altra parte. In quel momento, ho deciso di prendermi il mio tempo e scegliere attentamente il disco successivo, cercando qualcosa che si legasse alla perfezione con quello che aveva appena suonato. Mentre mi preparavo, ho iniziato a sentire delle urla di esaltazione. Erano proprio lui, Tony, che acclamava incredulo l'entrata del mio brano: "Yeeeees Girl! Go On!! Fuck da Shit! Greeat!"
Quelle parole di incoraggiamento e di apprezzamento hanno risuonato nelle mie orecchie come una sinfonia di fiducia e sostegno. In quel momento, ho sentito un'ondata di energia e determinazione che mi ha spinto a dare il massimo e a fare in modo che il mio set fosse indimenticabile.
Quel momento di riconoscimento da parte di un DJ così influente e rispettato è stato un vero punto di svolta nella mia carriera. Mi ha dato la certezza che stavo seguendo la strada giusta e mi ha spronato a continuare a coltivare la mia passione per la musica e a mettermi sempre in gioco.
Da quel giorno, ho portato con me quell'entusiasmo e quell'incitamento a ogni esibizione, ricordandomi sempre di credere in me stessa e di superare i miei limiti.
L'incontro con Tony Humphries è stato un momento che ha lasciato un'impronta indelebile nella mia anima da DJ, confermandomi che il mio talento può far vibrare le persone e che la musica è un linguaggio universale capace di unire le persone e superare ogni barriera.

Nata e cresciuta in una zona di Roma Nord, sei attualmente una delle poche, se non l'unica, DJ donna di colore nella capitale. Nel contesto del 2023, la questione del colore della pelle rappresenta ancora una sfida nel mondo della musica elettronica e oltre? Inoltre, considerando sia il colore della pelle che il genere femminile, come hanno interagito e continuano a interagire entrambi gli aspetti nella tua carriera musicale?
La mia adolescenza è stata un periodo difficile, segnato da episodi in cui un gruppo di ragazzi razzisti prese di mira me e i miei amici. Ho imparato a difendermi non con la violenza fisica, ma con le parole, come mi avevano insegnato. Ironia della sorte, ho ritrovato molti di loro sulla pista da ballo.
Una volta, durante una serata, un ragazzo ha passato l'intera notte urlandomi contro il termine dispregiativo "negra". La sua voce era così assordante che non riuscivo neanche a concentrarmi sulla musica. Guardavo attorno e nessuno sembrava capire la gravità della situazione, tranne una mia amica che, senza farmi notare, ha chiamato la sicurezza per farlo allontanare. Qualche giorno dopo, ho ricevuto un messaggio di scuse da lui. Scriveva che era sotto l'effetto di droghe, e sembrava che le sue urla fossero più un'espressione di piacere che di odio. Mi ringraziava per il mio meraviglioso set.
Riflettendo su quell'episodio, ho realizzato che probabilmente stavo suonando nel posto sbagliato. Ci sono situazioni in cui il cliché della "bambolina nera" che suona musica alternativa può sembrare conveniente, e ammetto che anche io ne ho tratto vantaggio in passato. Tuttavia, queste sono realtà che mi hanno fatto sentire a disagio, dai sguardi indiscreti alle attitudini poco rispettose. Ora preferisco evitarle.
Desidero essere riconosciuta come una DJ donna di origini afro-italiane che suona musica elettronica su vinile, perché penso che culturalmente l'Italia ne abbia bisogno. Vorrei avvicinare la realtà nera alle mie sonorità. È accaduto di recente ed è stata un'esperienza meravigliosa. Ho iniziato con un po' di hip hop old school, li ho condotti verso il grime del Regno Unito e poi ho inserito un fantastico pezzo garage, portandoli infine sulla strada della house e della scena di Detroit.
Sento una responsabilità nei confronti della mia comunità, anche se ancora non ho compreso appieno quale sia il mio ruolo. Ma so che è presente, e questo mi spinge a continuare.
Da persona poliedrica, quale sei, non approcci solo con il mondo della musica, ma ti misuri anche con la moda. Predichiamo da sempre che l’arte non può più essere chiusa in compartimenti standard, ma deve sconfinare e mixarsi; concordi con questo pensiero?
La musica e la moda sono state compagne inseparabili nella mia vita, intrecciando le loro melodie e stili in un abbraccio indissolubile. Credo fermamente che lo stile sia innato, non può essere comprato né imparato, ma è un riflesso della sensibilità ed eleganza che trasudano da ciò che si ascolta e si indossa.
Il mio percorso mi ha portato a immergermi nel mondo del cinema, dove ho iniziato come assistente in una sartoria. Incredibilmente, dopo solo pochi mesi mi ritrovai sul set, facendo credere a tutti che avessi già esperienza pluriennale in quel campo. Scoprì così di avere un'innata capacità selettiva e intuitiva nel trovare i pezzi più cool, una sorta di "scavo" che oggi mi guida nella ricerca dei vinili.
Ho avuto l'opportunità di lavorare con costumisti e registi che mi hanno trasmesso preziose lezioni. Un periodo fondamentale fu quello trascorso con la talentuosa costumista Daria Calvelli sui film di Marco Bellocchio, un'esperienza formativa che mi ha arricchito di nuove competenze.
Spesso la società ci incasella, facendoci credere che siamo capaci e limitati solo in alcune cose. Io, invece, mi ribello a questo pensiero restrittivo. Mi sento in costante scoperta, con un'insaziabile voglia di imparare, di intraprendere nuovi progetti, di conoscere persone e di abbracciare nuovi percorsi.
Soprattutto in questo periodo, la musica mi sta portando verso direzioni inaspettate, immergendomi nel mondo della moda, dell'arte e della cultura. Ho avuto l'opportunità di suonare al Macro per un evento dell'istituto Svizzero a Roma e mi sono ritrovata in uno spazio nuovo, circondata da persone diverse, mentre la mia musica assumeva nuove dimensioni.
E' un viaggio straordinario, un'emozionante esplorazione che mi spinge a scoprire e abbracciare tutto ciò che il mondo ha da offrire, attraverso la sinergia tra musica, moda, arte e cultura.
Nel corso del 2022, hai anche intrapreso l'insegnamento, conducendo attualmente un corso per DJ presso la scuola Electronic Music Division di Roma. Ci racconti meglio questa nuova avventura? Come riesci a trasmettere il valore della musica alle nuove generazioni?
Nel meraviglioso anno del 2022, mi è stata offerta l'opportunità di unirmi al team di insegnanti della Divisione di Musica Elettronica. All'inizio, ammetto di aver provato un profondo timore, sottovalutando per un istante la cosa più preziosa: il mio amore smisurato per la musica e il potenziale che avevo di donarlo agli altri.
I miei studenti hanno riposto una fiducia immensa in me e io, a mia volta, credo fermamente in loro. Sono severa, lo ammetto, perché per me è fondamentale comprendere quanto loro siano determinati e pronti ad impegnarsi in questo percorso. Tuttavia, c'è una cosa che è impossibile insegnare, ma che permea le nostre esperienze: l'amore e la passione. Sono le forze propulsive che bruciano dentro di noi e che rendono ogni nota e ogni ritmo un'esperienza magica e indimenticabile.

Quali sono le prospettive per Mary Gehnyei nel corso del 2023? Puoi condividere con noi i tuoi progetti futuri?
Nel corso del 2023, mi immergerò in tantissime nuove avventure come DJ, dove il mio obiettivo sarà far vibrare le persone in nuovi luoghi che uniscono moda, arte e cultura. Sto attualmente lavorando a molti progetti che incarnano questa visione e non vedo l’ora di poterli condividere con il mondo.
Qui di seguto un questo mixato in esclusiva per i lettori di t-mag. Sarete trasportati in un viaggio emozionante e coinvolgente attraverso le profondità pulsanti della musica house. Preparatevi ad essere catturati da ritmi irresistibili, melodie avvolgenti ed una vibrazione contagiosa a cura di Mary Gehnyei. Questo mixato è un'esperienza da non perdere, lasciatevi trasportare in un mondo sonoro unico.
ENG VERSION
In the universe of Italian electronic music, few figures stand out like the black female DJ. With a unique approach to music and an unmistakable style, Mary Gehnyei has managed to make her way in an industry still characterized by gender inequality and racial prejudice.
Her passion for music was cultivated from an early age, growing up in a family where music was a vital element. Her African roots and love for the sounds of West Africa have made her musical experience deeply personal.
But her story is not limited to music. As a multifaceted person, she has also approached the world of fashion, working as a costume designer for films and opening a shop in the vibrant Monti district in Rome. For her, art can no longer be closed into standard compartments but must cross over and mix just like her DJ sets. Music and fashion intertwine in her life, creating a unique and inspiring experience.
Despite her talent and passion, Mary faced unique challenges along the way. However, she overcame these obstacles with grit and determination, becoming an authentic voice in the music scene.
Every night and every experience she has had has marked her musical taste and artistic growth. From exciting evenings in Rome, including the important experience at the Goa Club, to sharing the console with icons such as Tony Humphries, she has built her career on significant moments and experiences that have shaped her all around. His music and presence break stereotypes and show that diversity is a resource to be celebrated. His mission is to bring the Afro-Italian reality closer to electronic sounds, combining his cultural roots with his great passion for music. In a world where art can no longer be confined, Mary stands as an example of how music and fashion can merge into an extraordinary experience. Her determination and talent bear witness to a path of success, inspiring and paving the way for greater inclusiveness in the world of music and beyond, breaking down all barriers.
Where did your approach to music come from? Did you develop a passion for it as a child, perhaps through family influence or early musical experiences with friends?
Music is a vital element in my family, always present in every moment of my life, both during times of great togetherness and during the most difficult challenges I have had to face over time.
My growing up was accompanied by music that resonated continuously in our house, 24 hours a day. Sunday, in particular, is a special day when the family gathers together: my mother prepares typical Liberian dishes, while my father starts his research and selection of West African music in the morning, ranging from the reggae of Gregory Isaacs and Alpha Blondy to the contemporary Afro of artists such as Wizkid, Burna Boy and other stars of the moment.
At a certain point, I felt the need to meet people who shared a musical tradition similar to mine. I struggled for years until I found what would become my first 'musical family'. It was a multi-ethnic reality composed of boys from all over the world: from the Ivory Coast, France, and the United States.
In this group, there were people from different walks of life: there was the boy from the suburbs with the broken shoes and the son of a diplomat who looked impeccable from head to toe. What we had in common was a love of hip-hop and dance. We used to meet at Piazzale Flaminio, the place from which we took the name of our group, commonly known as 'Il Flaminio'. At that time, music was the supreme law, everything revolved around what to listen to and how to dress. And the reason was only one: THE FLAMINIO.
It was a significant transition moment for me, as I developed a strong sense of belonging to a unique reality in Rome.
For many kids growing up in Rome, the Goa Club was indeed a place of fun, but also a place where the musical personalities of many of today's DJs were shaped. For you, what role did it play?
The Hip Hop scene opened doors for me to new experiences and aroused my curiosity to explore other realities. One day, a friend invited me and my sisters to a party in Goa. That day is etched in my mind as if it had happened yesterday: I was amazed at the spectacle that unfolded before me. At the console was Tony Humphries and the dancefloor was pervaded by an extraordinary energy, with people dancing together and interacting to the addictive rhythm of House Music. It felt like Goa and that music had been waiting for me forever. Combining my passion for dance in a space like the Goa Club was more than just attending a party. It was an experience that transcended the boundaries of the event itself.
I felt part of something bigger and I had the chance to express my art in a club that has always been a place of expression and individual freedom. It allowed me to be completely myself 101%.
What was the decisive moment that prompted you to switch from your career as a vocalist in clubs to DJing, taking up vinyl?
One evening, almost as a joke and by chance, I was handed the microphone and encouraged to say something. I started churning out phrases in timed English, all meaningless, like a game. But that simple joke turned into the beginning of a long journey as a vocalist, which allowed me to collaborate with numerous national and international DJs and even to become a resident vocalist at the prestigious Redzone Club in Perugia.
As I got to know more and more artists, I started to study their mixing techniques. I had nowhere near the idea of becoming a DJ, but I kept collecting vinyl so as not to miss the latest releases of the DJs I admired.
Without realizing it, a veritable obsession began: whenever I could, my first thought was to head for a record shop or venture into some cramped basement in search of new gems to digest. It was a genuine passion that burned within me, driving me towards each new musical discovery like a treasure hunter searching for hidden gold.
In an industry where DJs are increasingly divided between those who favor vinyl and those who do not, you have shown a deep love for this format. Can we also consider you a collector? And what is the motivation behind your strong affinity for vinyl? Would you share with us your three favorite records?
When I bought my first vinyl, I could not even imagine the incredible journey that awaited me. Only after collecting over a hundred records did I realize that my passion was becoming a fascinating obsession.
I do not call myself a collector in the traditional sense, although I would like to be. I have always preferred to carefully select what I hear and what I need, trying to avoid dispersion. In this way, I have established a genuine relationship with each vinyl I own. They are all different loves. Some have given me immense satisfaction, others I have only understood after some time, while still, others are like hidden treasures, waiting for the perfect moment to reveal themselves. Vinyl is like love affairs.
I love vinyl for the celebration that happens during a set. Taking it out of the bag, selecting the track, placing it on the platter, lowering the needle, listening to it pre-listening, and confirming that my choice was the right one. It is a moment of intense connection when I finally get it in sync with the music. Before every set, regardless of the context, I always talk to my record bag and ask it to behave. I know, it may sound almost crazy, but it is a ritual that connects me deeply with my passion.
If I had to list my three favorite records, they would be:
'Party Time' by K-Hand
"You Get Lost in It' by Kerry Chandler
"First Floor Metaphor" by Theo Parrish
In the course of your artistic journey, have you met or been influenced by any artist who has left a significant imprint on your musical taste and your sets?
The sonic universe of house music was revealed to me thanks to the unforgettable Tony Humphries, an artist who sculpted my first steps into the world of music. His ability to convey emotions through his sets was a true epiphany for me. But if I have to talk about deep inspiration and a musical essence that has shaped my approach to song selection, I have to mention Theo Parrish. His mastery of creating unique sound journeys, mixing genres, and defying conventions, is a real source of admiration and a shining beacon in my DJ career.
A secret and irrepressible dream is to be able to share a stage with Theo Parrish one day.