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IN CONVERSATION WITH : Industrial Romantico x Tempel Berlin





In una videochiamata Milano-Berlino, ho incontrato Industrial Romantico aka Tommaso Dapri per parlare di "Tempel", il nuovo progetto del Tempio (del Futuro Perduto) di Milano di rigenerazione di un'area urbana nella capitale tedesca. A Milano sono circa tre anni che il Tempio esemplifica il concetto di una realtà sostenibile in cui la musica elettronica convive con innumerevoli progetti creativi ed umanitari, operando nel tessuto culturale e sociale della città e nonostante le difficoltà dovute alla burocrazia del nostro strano paese. Tommaso mi ha parlato di come Berlino abbia accolto con entusiasmo l'esportazione di queste pratiche culturali innovative che stanno già cambiando la scena milanese e delle intenzioni dietro al progetto in divenire di "Tempel", negli spazi giganteschi di un'ex fabbrica ferroviaria tedesca...




Parlami un po’ della visione che hai avuto -e di quando l’hai avuta- per esportare il concetto del Tempio del Futuro Perduto a Berlino...

Come tutte le cose che ho fatto in vita mia, inseguo più una sorta di sensazione che un’idea sensata e il mio lavoro è quello di trasformare queste sensazioni in idee sensate o comunque in progetti sostenibili, realtà funzionali... Sono circa dieci anni che vengo spesso in questa città (ndr. Berlino) e lavoro insieme a tante persone che abitano qui, ho tanti amici che ci si sono trasferiti e, in un certo senso, è una vita che sentivo la necessità di portare qui qualcosa di mio. Negli anni, soprattutto quelli da teenager, avevo sviluppato una sorta di senso di inferiorità nei confronti di questa città... perché quando arrivi vedi club giganteschi, artisti che spaccano, tutto gigante, meraviglioso, bellissimo... pensavo che qui ci fosse sempre il meglio, sempre il futuro delle sottoculture e quindi della cultura che mi prefisso di portare avanti. D’altro canto, Milano è sempre stata una sorta di periferia del clubbing mondiale, nel senso che non ha mai avuto una vera e propria scena, ha sempre fatto fatica a dialogare con il mondo... siamo estremamente autoreferenziali e chiusi e, tendenzialmente, estremamente commerciali quindi la scena non è mai esistita se non a sprazzi. Tuttavia, quello che è successo con il Tempio negli ultimi tre anni è un qualcosa di diverso, nel senso che, effettivamente, nei dieci anni in cui faccio questo lavoro, nessuno si era mai interessato o nessuno era mai rimasto sorpreso o colpito da quello che veniva fatto nella mia città. Il Tempio, invece, è riuscito in qualche maniera a coinvolgere le persone anche qui a Berlino, dove in realtà c'è qualche carenza... tant’è che a fine Agosto due club berlinesi mi hanno cercato per avviare delle collaborazioni con il Tempio e magari ingaggiarmi come consulente per la creazione di progetti simili all’interno delle loro strutture. Vagando per la città (ride) e parlando con gli amici e le amiche, mi sono reso conto che la mia esperienza o comunque quello che si fa al Tempio, qui ha un valore e il fatto che delle idee che noi abbiamo portato avanti a Milano creino un interesse, mi ha spinto a cercare un posto indipendente, in modo da non legarmi a nessun club e a nessuna logica da club, soprattutto in questo momento di estrema difficoltà.

Quindi questo posto l'hai cercato e trovato personalmente?

Si, in pratica ho rinunciato alle consulenze per gli altri, proprio per questo discorso di non schierarmi con nessuno all’interno dei vari sistemi di potere cittadini dei locali... e vagando per la città, tramite un’amica che mi ha coinvolto, ho trovato questo posto che è appena nato, per il momento ha fatto poco o niente soprattutto perché è stato inaugurato durante l’epoca Covid. Più giro, più parlo con la gente, con i proprietari di locali, promoter, con gli artisti stessi mi rendo conto che questa visione del Tempio fatta da musica non soltanto per divertimento escapista, ma anche da attività, laboratori, residenze artistiche e soprattuto iniziative sociali che già intraprendiamo a Milano, qui a Berlino non ha un posto, ovvero non c’è un luogo che racchiuda così tante anime all’interno dello stesso progetto, perciò è un’operazione interessante proprio di vera e propria contaminazione o scambio culturale, se così vogliamo chiamarlo


Cosa intendi per realtà sostenibile?

Per realtà sostenibile intendo un sistema che presti attenzione a tutto, dall’ambiente, all’economie generate, alle culture diffuse... nel senso che la sostenibilità, secondo me, oltre ad essere ambientale ed economica deve essere anche morale o comunque anche culturale ed etica e quindi se un posto è un luogo di cultura, in questo momento deve fare qualcosa in uno scenario globale come questo, deve prendere una posizione che non vuol dire fare politica, ma portare avanti dei principi morali ed etici collettivi che poi sono quelli originali della musica elettronica ossia l’amore incondizionato, la condivisione, il mutuo soccorso.. come dire, ad esempio non si può costruire un festival ecosostenibile usando i soldi delle multinazionali che sperimentano sugli animali (ride), come non si può fare un centro culturale in Italia riciclando i soldi della Mafia. Però il problema è che... io ne conosco pochi, davvero pochissimi di progetti realmente sostenibili sotto tutti i punti di vista, in Italia. Perché il nostro è davvero un paese difficile in cui non hai l’aiuto dello Stato, non hai il supporto di niente e di nessuno e sei contro tutti alla mercé del malaffare. I progetti sostenibili, quindi con economie sane, una morale ed utili alla collettività purtroppo sono pochi.





Nella pratica, come si strutturerà questa realtà sostenibile nel progetto “Tempel” a Berlino?

Beh, una delle cose che sta riscuotendo più interesse è la politica d’ingresso che abbiamo adottato al Tempio di Milano, ossia riuscire a tramutare il cliente di un evento in una persona che partecipa di un percorso, di un progetto virtuoso che è quello di trasformare il valore economico dei soldi, che quindi servono per comprare un normale biglietto di ingresso, al contributo al resto della società donando un vestito usato, un libro, una tenda da campeggio o qualsiasi cosa possa essere utile. La questione dei senzatetto a Berlino è molto più complessa di quella milanese nel senso che sono davvero tantissimi ed essendo una città così grande e godendo di spazi abbandonati infiniti è una situazione abbastanza difficile per tutti, per l’amministrazione, per i cittadini, per i senzatetto stessi. È una situazione sulla quale noi andremo ad intervenire di sicuro con tutto il discorso della distribuzione dei vestiti usati, dei generi alimentari, di prodotti sanitari primari di supporto, ma anche coinvolgendo le istituzioni per avviare un progetto di case temporanee, come si possono descrivere... è ancora un progetto in divenire, non c’è nulla di confermato perché richiede un certo tipo di investimenti, ma stiamo collaborando con diversi designer per individuare una struttura il più eco-compatibile possibile ed economicamente sostenibile che funga da “casa” il più termoisolante possibile durante l’inverno. L’idea è quella di far diventare anche queste strutture un punto di raccolta e distribuzione, in modo da dare una sorta di pacchetto sopravvivenza per l’inverno ai senzatetto che comprenda tutto l’utile necessario a ripararsi dal freddo più l’ospitalità in queste strutture che pensiamo saranno costruite con cartone riciclato dagli interno in alluminio termoisolanti.


Questo per impattare il meno possibile con i sistemi di riscaldamento?

Eh, sì! Più che altro perchè, come dire... l’homeless berlinese è molto diverso da quello italiano nel senso che tanti non lo fanno per necessità, ma come scelta di vita. E quindi, non vogliono andare nelle strutture a dormire o comunque, non vogliono sostare in luoghi al chiuso, dunque quello che noi proveremo a proporre è di dar loro una sistemazione che li tuteli e li difenda dal freddo gratuitamente, ovviamente, e senza bisogno di dare fuoco a niente, senza inquinare in nessun modo. Poi, c’è un’altra politica interessante che è quella di connetterci ad alcune istituzioni museali berlinesi per incentivare la partecipazione alla cultura “ufficiale” all’interno delle sedi del clubbing notturno, sostanzialmente. Questo emettendo titoli d’ingresso per i nostri eventi gratuiti o a prezzi scontati a fronte della presentazione in cassa di un biglietto di uno di questi musei presenti a Berlino, utilizzati durante la settimana. E’ un passaggio abbastanza interessante perché è una delle prime volte che si va a “spiegare” anche ai più giovani che anche quella che stanno vivendo loro come scappatoia dalla realtà, quel momento di evasione talvolta estremo è comunque cultura e ha comunque un suo dialogo con i musei e la cultura ufficiale

Questo si collega ad un’altra domanda che volevo porti: hai parlato di senso di inferiorità nei confronti di questa Berlino che dall’Italia guardiamo come se fosse una Mecca culturale della musica elettronica, dove in effetti però mi dici che mancava qualcosa che si inserisse nel tessuto culturale e più socialmente utile della città. Tu pensi che questa sensazione possa nascere anche dal fatto che noi, in Italia, facciamo così fatica a identificare il clubbing e tutte le sue desinenze in una sottocultura che ha la sua valenza e come mai? Sempre dal tuo punto di vista e per il tuo vissuto...

Eh, questa è una domanda davvero interessante! (ride) Io penso che la risposta, seppure parziale, possa risiedere nel fatto che noi abbiamo una realtà culturale che deriva da tremila anni di Storia come protagonisti assoluti della narrazione globale. E quindi dall’Impero Romano in poi, con il Medioevo e il Rinascimento, abbiamo un’eredità culturale che fatichiamo a scrollarci da dosso, non se riesco ad essere abbastanza chiaro... però come facciamo a riconoscere come cultura dei graffiti quando abbiamo la Cappella Sistina? Come facciamo a riconoscere come cultura andare dentro le fabbriche abbandonate a ballare se noi siamo tra i fautori del concetto stesso di Opera teatrale e musicale? Come facciamo a riconoscere la musica elettronica come patrimonio culturale quando abbiamo avuto alcuni dei più grandi compositori di musica classica, quando il linguaggio stesso con cui si scrive la musica è l’italiano?


Pensi che possa anche essere dovuto al fatto che, tendenzialmente, qui si guarda ai giovani e quindi a tutto il prodotto culturale che viene dai giovani con una sorta di sufficienza? Qua comunque possibilità ai giovani non se ne danno o comunque se ne danno poche...

No, non se ne danno perché il 90% dei fondi di Stato dedicati alla cultura è indirizzato verso il mantenimento della cultura ufficiale ed anche per quella sono comunque pochi (ride)... ad esempio per la manutenzione dei monumenti che, guarda caso, sono messi male. Anzi, non a caso alcune delle più grandi istituzioni italiane sono guidate ora da curatori o da società estere, quindi come dire... noi non siamo capaci! Questo è il grosso problema, ma non siamo capaci di prenderci cura del futuro, sostanzialmente, non siamo neanche in grado di ripristinare i monumenti com’erano, figurati se si cerca di aggiungerci qualcosa di nuovo come fanno in tutto il mondo. La differenza principale con Berlino invece è che loro, dopo la caduta del Muro e con tutti i conflitti e i problemi subiti negli ultimi cento anni, la loro è stata una rincorsa a creare nuove culture e soprattutto supportati da uno Stato che funziona (ride), penso che la corruzione qui sia un decimo di quella italiana....

Ma la cosa bella è che tu abbia provato a fare questa cosa a casa tua, prima di portarla all’estero, al contrario di molti noi giovani che tendenzialmente non hanno neanche la forza di provare a fare qualcosa qui, mentre il Tempio a Milano è diventato in effetti una realtà funzionante...

Ma noi siamo talmente tanto orgogliosi e anche tanto presuntuosi che fino a quando non ci mettiamo la testa dentro non ci crediamo che possa essere una cosa così bella, pulita, tranquilla... e quindi ti lascio soltanto immaginare le leggende metropolitane che corrono su di me a Milano, tipo che io ho il supporto dei partiti... cose a livelli del terrapiattismo (ride), paranoiche davvero perché non funziona così la realtà.

C’è un bel po’ di shitstorming...

Questo perché da noi siamo abituati al fatto che uno è in grado di fare qualcosa soltanto se ha il supporto di, è amico di, è il figlio di. È veramente raro che qualcuno ci metta faccia, sangue e sudore e riesca a fare qualcosa, ma è il nostro caso al Tempio, su questo non si discute (ride)



Poco fa hai accennato alla presenza di molti luoghi abbandonati a Berlino; nello specifico che cos’era questo luogo in particolare prima di iniziare il processo di riqualificazione che lo trasformerà in “Tempel”?

Questa è un’ex fabbrica delle ferrovie dello Stato tedesche che è stata smessa, immagino per la Crisi, due anni fa. Una sorta di mio alter-ego tedesco (ride) è entrato in modo del tutto legale - poiché in Germania operazioni del genere non sono abusive, come in Italia- e affittandolo a prezzi non paragonabili a quelli Milanesi

Nel senso che sono più bassi?

Nel senso che a Berlino affittare o organizzare serate costa un quinto, un settimo di quello che costa a Milano che è una città che soffre tantissimo di un mercato drogato... non soltanto a causa di imposte e di affitti alle stelle, ma anche perché non offre nessun tipo di supporto verso coloro che si impegnano per offrire qualcosa che interessa ai giovani, mentre a Berlino ogni tre mesi ci sono sei istituzioni che indicono bandi a supporto della musica elettronica e delle arti urbane. È proprio un’altra dimensione... Se io qui, in qualche maniera, vengo visto come una risorsa, vengo visto come qualcuno che ha del know-how e qualcosa da condividere, in Italia vengo processato, è questa la cosa assurda... che l’Europa esiste, ma esiste soltanto per i problemi che si porta dietro mentre noi non riusciamo ad imparare dagli altri, almeno in questo ambito di lavoro e di realizzazione. Poi, non sono soltanto io che vengo qui perché ho la mia Missione di mettere a posto gli spazi abbandonati e di farne esempi di società alternative con principi differenti da quella in cui viviamo tutti i giorni, è un

discorso di qualunque creativo e di qualunque persona che abbia un sogno. Qui se hai la forza, gli strumenti e le competenze per parlare dei tuoi sogni la gente ti guarda estasiata, crede in te e ti supporta.

E magari ti da’ anche una mano visto che mi hai parlato di una sorta di tuo “corrispettivo” berlinese che ha preso questo spazio, giusto?

Esattamente, in pratica questa società si occupa di trovare e riqualificare spazi abbandonati per trasformarli in location per campagne del settore creativo, mostre, eventi musicali di diverso tipo. In questo spazio, per tutta l’aria complessiva, hanno avviato un progetto che prende il nome di “Neuzeit”, “nuovo tempo”, ed il mio ruolo in questa realtà che sta nascendo ora è quella di individuare e creare i network culturali che poi renderanno vivo il posto 24h su 24.

Ovviamente adesso siete ancora in fase di costruzione, ma hai già un’idea precisa di quella che sarà la sua offerta culturale e musicale?

Allora... Covid permettendo, a me personalmente piacerebbe sentire quello che faccio fatica a sentire a Berlino oggi giorno: comunque anche Berlino, pur essendo la scena più varia ed interessante che io abbia mai sperimentato, ha dei suoi trend di qualche tipo... i Dj più famosi chiudono le line-up, quelli più piccoli aprono...

Per DJ famosi intendi comunque quelli che stanno all’interno di una scena berlinese...?

Beh dipende, ci sono tantissimi panorami qua... c’è quello della techno più classica, quella più “pestata”, quella più oscura, la parte più italo-disco, electro, house... però più che ai nomi in particolare a me interessa portare qualche visione nuova proprio sull’organizzazione delle serate, quindi non line-up monotematiche, monogenere, ma un po’ di tutto. Magari i warm-up li faranno gli artisti più famosi e gli slot più visibili per il pubblico saranno assegnati agli artisti più piccoli che non conosce nessuno

Per me, questa cosa è praticamente fantascienza!

Eh, ma ci siamo vicini: Il Covid permetterà di fare un sacco di cose nuove, secondo me. Noi, in Italia, se non è famoso all’estero non ci va bene e andiamo soltanto per mega prodotti commerciali, sono davvero pochissimi i club e i locali che fanno talent scouting di un certo tipo e vanno in giro a cercare i talenti, investendoci e dandogli visibilità! E questo è un po’ quello che vorrei fare io...




A "Tempel", oltre alla musica e agli eventi e ai progetti umanitari che sono già presenti a Milano, ci saranno studi musicali piuttosto che altre realtà?

Certo: c’è già uno studio di comunicazione che ha una parte degli uffici e gestisce un laboratorio di fotografia, poi entreremo noi con lo studio di produzione musicale dove condividerò la residenza insieme ai Younger Than Me, ma che di base sarà disponibile per chiunque passi di qua, organizzando laboratori e giornate aperte. Probabilmente entrerà una web-radio molto grossa di cui però non posso ancora fare il nome (ride) perché siamo ancora in trattativa, ma spero davvero entrerà a farne parte, perché sarebbe un grandissimo punto di forza per tutto l’hub creativo; ci sarà uno studio di post-produzione video affittato da due designer berlinesi, poi un’agenzia di moda legata al mondo del latex e della cultura fetish... poi ancora un laboratorio di tatuaggi con artisti internazionali... quindi sì, quello a cui sto lavorando un questi primi due mesi è proprio quello di creare un network di persone con un certo tipo di attitudine che siano poi in grado di far vivere questo posto quotidianamente e di proporre iniziative valide

A proposito del latex, durante la conferenza di presentazione del progetto “Tempel” a Milano avete accennato ad una sorta di educazione sia sessuale che alla sessualità e alle sue pratiche...

Questo è un discorso assolutamente in divenire ed è uno dei punti su cui vogliamo cominciare a lavorare anche a Milano appena riprenderemo con gli eventi. A Milano è già attivo da mesi lo

sportello di supporto psicologico organizzato in collaborazione con due professioniste a disposizione di coloro che frequentano il Tempio, sia per indirizzamento che per effettiva terapia. Qui a Berlino è una cosa più delicata... nel senso che ci sono tantissimi clubber e ravers, oltre ad artisti che ne hanno tanto bisogno anche loro (ride): l’idea è quella di far nascere uno sportello di supporto, indirizzamento, un punto di ascolto dove durante la settimana -quindi slegato dal club e dai momenti di festa- si possa parlare dei problemi legati alla sfera sessuale di cui fanno esperienza le persone che vivono questo ambiente, sostanzialmente. È una cosa che manca... per farti rendere conto, una delle cose su cui Berlino è un po’ carente è il supporto psicologico per le persone che non parlano tedesco, ti lascio immaginare la mole di studenti fuori sede, piuttosto che creativi da tutto il mondo piuttosto che clubber che fanno fatica a trovare aiuto sotto quel punto di vista. Ma anche tutta la questione rivolta alle malattie sessualmente trasmissibili, all’orientamento sessuale, alla condivisione di pratiche piuttosto che culture ed atteggiamenti legati ad una certa sfera sessuale. Insomma, un punto di confronto e di scambio, di condivisione. Questo avverrà all’interno degli uffici di “Tempel” tramite persone che se ne occuperanno a fasce orarie fornendo indirizzi utili a coloro che ne avranno bisogno

Alla fine, in poche parole, come riassumeresti il concetto di “Tempel” e di quello che sarà per il mondo della notte?

Qualcosa di molto grande che, in qualche modo, vuole portare nuovi stimoli e nuova energia alla scena globale impugnando messaggi diversi, di condivisione, di apertura mentale, di amore incondizionato... e distaccamento dai soldi, dalla materia che un po’ ha inquinato il nostro mondo. Magari, organizzare delle serate con artisti importanti dove per entrare ti basta portare un vestito usato, potrebbe attivare delle coscienze, dei ragionamenti individuali e collettivi che porti ad un risveglio se non globale, almeno europeo. L’ideale sarebbe riuscire a mettere insieme tutti gli spazi, i pensatori, gli artisti, le agenzie e i media con una certa sensibilità che avvertono la necessità di fare qualcosa di nuovo e diverso al fine di unirsi ad un fronte comune, in Italia ne gioveremmo perché potremmo avere una sorta di rappresentanza ideologica, politica... magari è l’occasione giusta. Purtroppo per questo, in Italia, sono visto come un fuori legge, ma non sono un criminale: quello che faccio potrà anche essere considerato illegale, ma non è illegittimo.

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