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IN CONVERSATION WITH: GIULIA AGOSTINI



M: Al centro del tuo sguardo e della tua opera c’è sicuramente il corpo femminile e le sue forme. Dopo una storia dell’arte secolare in cui artisti uomini ritraggono corpi femminili, trovo molto interessante che sia una fotografa a farlo. Il soggetto dell’arte diventa artefice e sicuramente propone una narrazione di ciò che è realmente femminile. Ti ritrovi in questo ragionamento? Credi ci siano differenze, e che il ritratto proposto da una donna possa in qualche modo esimersi da implicazioni indesiderate che spesso abbiamo conosciuto nell’opera di artisti uomini?


La visione della donna oggi è messa in discussione e lo dico in un senso positivo, il fatto di mostrare un corpo nudo è anche un gesto politico.

G: Credo di sì. Trovo sia onesto poter mostrare quello che mi riguarda. La visione della donna oggi è messa in discussione e lo dico in un senso positivo, il fatto di mostrare un corpo nudo è anche un gesto politico. Termini come oggettificazione e sessualizzazione sono molto usati e riguardano tutte le categorie di genere. Questo non toglie il piacere di guardare o desiderare ma mette in discussione il modo in cui lo si fa o meglio mette in discussione quando il valore di una persona viene fatto derivare solamente dal suo sex appeal.



M: Leggendo della tua bio, ho appreso che hai iniziato fotografando te stessa come soggetto, in un secondo momento sei passata ad altri esterni. A questo proposito, come è nato questo impulso a ritrarsi e che differenza trovi nel ritrarre te stessa rispetto agli altri? Qual è più complicato e perché?

G: Ho iniziato da me stessa perché mi avevo sempre a disposizione. Fotografare un’altra persona è più faticoso perché ci devi aver a che fare haha.



M: Un altro aspetto che mi ha molto interessato è la relazione dei tuoi soggetti con lo spazio. Trovo molto interessante l’armonia tra corpi seminudi e natura, o luoghi apparentemente abbandonati. Qual è la relazione soggetto - spazio che proponi?

G: Mi piace andare in cerca di nuovi spazi, i luoghi abbandonati mi hanno sempre affascinata fin da piccola. A volte, forse per troppa curiosità, mi sono spinta ad entrare in posti che, se ci penso oggi, aiuto! Però, dai si può dire che fino ad ora mi è andata bene. Mi piace far interagire un corpo con le forme che lo circondando e seguo molto quello che sento.



M: Nella tua opera mi sembra di scorgere riferimenti a quella fotografia che, in Fotografia come arte contemporanea, Charlotte Cotton ha definito di “vita privata” - quindi quella di Wolfgang Tillmans, Larry Clark e Nan Goldin tra i tanti - seppur con contesti evidentemente diversi. Ho detto una stupidaggine? Essenzialmente quali sono alcuni dei tuoi riferimenti nel mondo della fotografia e del cinema? Altra arte che ritrovo nella tua opera, soprattutto nelle scene proposte.

G: No, non hai detto una stupidaggine. I nomi che hai fatto fanno parte del mio immaginario in modo imprescindibile. Altri riferimenti, in questo periodo della mia vita, sono Tom Sandberg, Nobuyoshi Araki e Vivian Maier. Per quanto riguarda il cinema sicuramente Stanley Kubrick, P. T. Anderson, David Lynch e Antonioni.



M: Ringraziando Giulia per la sue risposte, volevo concludere dicendo che da poco è uscito il suo nuovo libro GIULIA AGOSTINI VOL 3 per la collana Luminous Phenomena di NFC Edizioni. Il libro è acquistabile sul sito di NFC (link) e su Amazon, anche in versione con stampa firmata!



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