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In Conversation With: Erika De Nicola - Art Director del progetto grafico di c@ra++ere s?ec!@le



Nel mondo contemporaneo, caratterizzato dalla velocità, dall’informazione, dalla tecnologia e dall’assenza di vuoto, è diventato normale passare rapidamente da un contenuto all’altro. L’epoca della forma e dell’estetica, spesso, non permette di approfondire, di sfamare la curiosità e di scoprire la narrazione della sostanza. Tenteremo, in controtendenza, di raccontare che cosa c’è dietro ciò che si vede: quali concetti, quali idee, quale lavoro, quale mondo. Scoprire quella parte invisibile del processo creativo e del dietro le quinte, tramite la figura dell’art director.

Faremo questo viaggio insieme ad Erika De Nicola, art director del progetto grafico di c@ra++etere s?ec!@le, l’ultimo album di thasup, pubblicato il 30 settembre 2022.

L’idea è quella di raccontare il mondo a tratti poco visibile della direzione artistica e del processo creativo (il dietro le quinte) rapportato all’album di un artista che si comunica tramite la sua arte (musicale e visiva) piuttosto che la sua figura. L’artista thasup è uno dei più interessanti e particolari nel panorama contemporaneo. Un prodigio che tramite una forte sensibilità, una fragilità interessantissima, un’estetica dall’universo e dei suoni particolari riesce ad avere una comunicazione intensa, senza la necessità di renderla esplicita. Un fenomeno che caratterizza l’arte, nelle sue varie e più alte forme.



MATTIA GABELLINI Per cominciare, ti chiederei chi è Erika, sia come persona che come professionista. Credo che sia interessante ricordare che dietro le professioni c’è sempre una persona con il suo mood, i suoi interessi e il suo habitus sociale. Soprattutto in questo ambito, in cui l’identità probabilmente influisce sull’operato.


ERIKA DE NICOLA È la domanda in assoluto più difficile che potessi farmi. Posso dire sicuramente che professionalmente sono quella che sarei voluta essere. Non è poco, lo so. Tuttavia, non ho nemmeno faticato poco per diventarlo. Sono una persona molto testarda: se mi metto in testa qualcosa, è quella lì. Credo che quello che volevo essere sia sempre stato un po’ scritto nella mia storia. Ho sempre disegnato. La mamma diceva che ero nata con la matita in mano. A tre anni mi sono innamorata di Edward mani di forbice e di La bella e la bestia. Volevo fare la regista come Tim Burton e sono andata dritta su questa strada. Ho iniziato dall’animazione. Nel frattempo sono diventata un’adolescente “punkettona” e mi sono innamorata anche di David Fincher. Da lì si è indirizzato un po’ tutto. Dopodiché, con un po’ di fortuna e sicuramente soprattutto grazie al mio impegno, mi sono avvicinata al mondo della musica, anche qui ispirata da Fincher che a sua volta aveva iniziato con dei videoclip. Era un sogno. Tuttavia, io non credo molto nei sogni che si realizzano, quanto nel decidere che cosa si vuole e prenderselo. Sono un ariete, quindi vado dritta per la mia strada, nonostante non sia facile, soprattutto perché all’inizio ci sono dei momenti di stallo nei quali ti scoraggi e perdi fiducia. Non ho mai pensato, però, di fare altro. È necessario calibrarsi in tutto. Così ho fatto. Sottolineo, però, che ho avuto la fortuna di incontrare delle persone, prima ancora che uno studio (Movimenti Production), che si sono fidate e mi hanno permesso di farlo. Considerando la situazione italiana in questo ambito, sono stata molto fortunata a trovare queste persone. Detto ciò, c’è ancora tanta strada da fare. Sono ambiziosa: pregio e difetto.



MG È molto interessante notare come ciò che tu hai chiamato “testardaggine” sia piuttosto forse della resilienza, una caratteristica comune delle persone che vogliono intraprendere un percorso come il tuo. Che studi hai fatto e come sei diventata art director?


EDN Rispetto all’ambito in cui lavoro, ho fatto degli studi diversi che non ho scelto io. Nessuno ci credeva e mi sono presa le mie rivalse. Ho fatto il liceo scientifico, che non avrei voluto fare. Non tanto per la scuola in sé, perché comunque sono studi che mi sono serviti, ad esempio per il problem solving o per ragionare in un certo modo o per aprire la mente. Semplicemente, da adolescente non era la scuola che volevo fare. Non l’ho vissuta benissimo, non era un ambiente particolarmente bello ed io ero un po’ ribelle. Pro e contro. Nella vita serve tutto. Quando ho finito la scuola, però, nonostante capissi la difficoltà di immaginare l’arte come un lavoro per me nella mia famiglia — apprezzavano tantissimo l’arte come lavoro, ma quando era degli altri — io ci credevo, volevo la possibilità e me la sono presa. A 18 anni, avendo fatto la primina, sono andata a Firenze per studiare animazione alla Scuola Internazionale di Comics. Dopo i primi tre anni, ho iniziato a lavorare con i miei professori. Ho iniziato come storyboardista perché volevo fare la regista. Dopodiché, ho collaborato con Movimenti Production a Milano. Avevo conosciuto Giorgio Scorza (CEO e Direttore creativo di Movimenti Production) su un’altra produzione. Ci siamo trovati bene e, quindi, mi ha presa come assistente regia. Da lì è partito tutto.



MG Percepisco dalle tue parole una difficoltà nel far comprendere la tua sensibilità e la tua professione all’interno del nucleo famigliare. Un problema che mi sembra sia abbastanza comune in questo ambito. Quindi, ti chiederei, se è corretto, qual è stato il rapporto con la tua famiglia?


EDN Devo dire che i miei, fino a qualche anno fa, soprattutto mentre studiavo animazione, continuavano a proporre di iscrivermi ad un corso, che sia giurisprudenza o l’accademia o altro. Inoltre, io vengo dal profondo sud. Senza volerne fare una questione geografica, è indubbio che la laurea appesa al muro aveva la sua influenza. Forse un fattore generazionale, più che geografico. La mia generazione ha ribaltato questa credenza. Come dicevo, mi sono presa quello che sentivo per me. Da qualche tempo, ormai, i miei si sono ricreduti tantissimo. Ora, quando invio un lavoro fatto per thasup o Zerocalcare alla mia famiglia, mio padre invia messaggini a tutta la sua rubrica dicendo “questo l’ha fatto Erika”. Mi fa tanto tenerezza ed è bellissimo. Anche se non hanno capito a pieno che cosa faccio (ride). Mi fa molto piacere che abbiano fatto quel salto di apertura mentale, capendo che dietro questi mondi c’è una professione vera e tante persone che ci lavorano. Ora si soffermano sui titoli di coda e si sorprendono per quanta gente c’è in un progetto. È stato un momento di crescita anche per loro e questo mi fa tantissimo piacere.



MG Davvero molto bello! È veramente piacevole quando riesci a portare qualcosa all’interno del proprio nucleo famigliare d’origine. Soprattutto quando, magari, come in questo caso, non veniva capito ciò che facevi. Ora vorrei chiederti, quali sono le tue references e ispirazioni, visive e non? Te lo chiedo in senso lato, veramente puoi dirmi ogni cosa, anche la lattina di una bibita, per intenderci. L’ispirazione può essere ovunque.


EDN Sicuramente i classici Disney, anche perché ci sono cresciuta. Non tanto per voler fare quelle cose, ma per capire come erano fatte. Come funzionavano, quindi, come creare una storia e come dargli vita. All’inizio facevo un po’ di fatica, perché nel fare gli storyboard immaginavo tutto già in movimento o animato. Stabilire i panel giusti era complesso. Poi, Tim Burton, sicuramente, ha fatto il suo per me. Edward mani di forbice è il film della mia vita, la storia della mia vita. Fino alle superiori ho sempre disegnato per tutto il giorno ed ero molto più brava di adesso. Quando è arrivato Internet in maniera accessibile, mi sono informata sul percorso di Tim Burton e ho visto che anche lui aveva fatto animazione. Approfondendo bene ho visto che c’era questo percorso di studi a Firenze e a Roma. In quel momento, Roma mi sembrava troppo grande, quindi, ho optato per Firenze che trovavo fosse della misura giusta. Vedevo film su film, partendo da TELE+, passando per Sky. Erano le prime Pay Tv con programmazione di un film dietro l’altro. Ripeto, ero innamorata di David Fincher, di tutto quel filone. Poi sicuramente anche Guillermo Del Toro ha influito. Potrei dirne migliaia. Tuttavia, nonostante io continui a citare filoni ben precisi, sono dell’idea di non chiudersi in un genere, anche in ambito musicale, perché conoscere è importante. Spesso si trova ispirazione dalla cosa più banale possibile. Soprattuto oggi siamo continuamente bombardati, anche tramite i social. Il nostro cervello immagazzina tante immagini e ci influenzano. Ci tornano in mente anche in modo inconsapevole. Poi ovviamente quando si inizia un progetto, si fa una ricerca, però giorno per giorno qualsiasi cosa ci ispira. Anche una passeggiata con il cane. Siamo comunque creativi, quindi c’è quel momento lì, quella scintilla e da lì parte tutto.




MG Focalizzandoci su c@ra++ere s?ec!@le, un album molto particolare, di un artista super interessante; ti chiederei, che esperienza è stata? Ci sono dei passaggi, ispirazioni o varie cose che porti con te da questo lavoro?


EDN Sicuramente è stato molto bello. Non è scontato dirlo. Lavorare con thasup è sempre interessante perché è un musicista geniale. Io lo conoscevo, ma non in modo approfondito perché non ascoltavo questo genere musicale, anche se appunto sono informata un po’ su tutto. Lavorandoci ho imparato a conoscerlo, a vedere la sua visione del mondo. È una persona interessantissima, geniale per l’età che ha ed è un artista a 360 gradi. Quando collaboriamo con lui, l’idea iniziale e gli input arrivano comunque sempre da lui. Poi è anche una persona umilissima, un amore. È bellissimo fare brain storming con lui. È molto aperto. Sempre piacevole. È veramente un cuore. Lui e tutto il team che lo segue. c@ra++ere s?ec!@le è stato una bella sfida, perché con lui fino ad ora avevo lavorato solo sui video. Eravamo partiti da X Factor (il suo live come ospite tramite ologramma), che era una sfida gigante! Tutti gli avevano detto di no. Noi abbiamo risposto sì con Giorgio Scorza che mi ha tirata dentro e da lì è partito il rapporto con lui. Abbiamo collaborato sempre più ed ora si fida, quindi lavoriamo costantemente quasi su tutto. c@ra++ere s?ec!@le era il primo progetto stampato a cui mettevamo mano, per l’appunto. Qualcosa di diverso dall’animazione e dalla mia comfort zone. Fortunatamente Movimenti Production aveva già fatto un progetto simile per i Pinguini Tattici Nucleari, quindi, mi hanno supportata nonostante fosse un lavoro diverso per me. Infine, ripeto, l’idea principale veniva da Davide (thasup) e da lì abbiamo fatto una ricerca di stili.



MG Super! È una sensibilità che thasup, secondo me, comunica tantissimo attraverso la sua arte. Concentrandosi, invece, sul processo creativo, ci racconteresti come ha funzionato e come si è arrivati al risultato che tutti abbiamo apprezzato alla pubblicazione del 30 settembre? Mi spiego meglio, come si svolge il lavoro dell’art director con l’artista: la parte di concept, le idee, la sinergia, il mood e le prime bozze? Insomma, il viaggio creativo e professionale, dalla nascita fino al risultato finale.


EDN Davide (thasup) ed il suo team ci hanno comunicato che stavano per uscire con l’album, quindi che c’era da pensare a come farlo. Tuttavia, come dicevo, lui aveva già un’idea. Voleva questa cosa super affollata e aveva già delle references di un artista americano. Quando le ho viste, ho pensato all’estetica anni ’90 dei giochini e dei giornali. Abbiamo fatto una ricerca di stile e delle prove con i nostri artisti selezionati. Lui, poi, ha scelto. Abbiamo proposto varie mood boards, ma ognuna aveva la sua identità. Una era più pop, un’altra più underground e punk, che poi è quella che abbiamo portato avanti. Aveva una palette anche molto più carica e diversa rispetto a quella che thasup aveva utilizzato fino a quel momento. Abbiamo ragionato insieme a lui. A lui piaceva quella più underground e sporca, anche diversa da ciò a cui eravamo abituati a vedere nella sua estetica. Quando ho ascoltato l’album ho capito tante cose. C’è una varietà incredibile di stili all’interno e questa è una cosa che lui voleva assolutamente comunicare. Devo dire che anche nei video stiamo quasi abbandonando il vecchio cartoon. In s!r! è diventato un manga, per esempio. Chissà poi ora che cosa vedremo di nuovo! Tornando a noi, Davide (thasup) voleva appunto far tanto uscire questa cosa e per me è bellissimo perché questa sperimentazione è stata una crescita sua, mia e di tutti noi. Ascoltare l’album mi ha aperto un nuovo mondo, ho visto un altro thasup. Tornando all’artwork, poi, abbiamo deciso di inserire in questo affollamento delle scenette che richiamassero i brani. Ogni parte è un richiamo alle tracce. Ad esempio c’è l%p con Mara Sattei e i suoi outfit che girano, oppure c’è r!va con i Pinguini Tattici Nucleari con, appunto, tutti i pinguini. Di base, io mi appuntavo tutto ciò che mi richiamavano i brani, come, per fare altri esempi, il coro gospel o il salottino funk. Ovviamente, ripeto, tante cose ce le ha consigliate lui, elementi che avrebbe voluto ci fossero. È veramente bello lavorare con Davide (thasup), hai uno scambio continuo! Non è mai su un piedistallo e non è per niente scontato. Dialoga e cerca idee, ti ascolta ed è super aperto. Si è creato veramente un rapporto figo e lavoriamo con lui con grande piacere.



MG Qual è la particolarità, se c’è, di fare un lavoro di direzione artistica, quindi prettamente visivo, con un artista come thasup, ricco di genialità, sensibilità e che ha come forte prerogativa quella di apparire e comunicarsi tramite la sua arte (musicale e visiva) più che tramite la sua figura? Di conseguenza, qual è stata la parte di questo lavoro in cui hai sentito più di tutte un forte senso di responsabilità?


EDN Secondo me una delle più grandi bravure di thasup è quella di non farsi vedere e aver creato un personaggio che regge benissimo ed ha tutto un suo mondo attorno che poi è veramente lui, Davide. È stato affascinante riuscire ad entrarci e capire questa cosa. È geniale, sensibile, dolce, umile, veramente buono. Entrare in questo suo mondo è particolare, mi rende molto felice e mi sento quasi parte di un’élite. Questa è sicuramente una grande responsabilità. Ripeto, noi abbiamo iniziato col fare molto poco, dando vita a ciò che lui aveva già in mente. Ovviamente mettendoci del nostro, proponendo sempre qualcosa. Lo scambio con lui è veramente molto interessante. Per citare un altro passaggio chiave, penso che lui avesse già un’estetica molto forte e formata, che tra l’altro si è creato da solo. Di conseguenza, la responsabilità è cresciuta proprio con questo nuovo album perché abbiamo iniziato un po’ ad allontanarci dal già conosciuto, sperimentando qualcosa di nuovo. Io sono felicissima perché questo mi permette di venire fuori sempre di più, con tanti spunti ed idee. Allo stesso tempo lui è preso benissimo, è felicissimo e per me questa è la più grande soddisfazione. Concludendo, direi che è una bella responsabilità perché è un terreno nuovo. Detto ciò, la sinergia che si è creata, però, ti fa andare avanti tranquillamente. È sempre un momento di crescita insieme. Super stimolante!



MG Per concludere, quali sono i propositi che ti dai per il futuro in ambito professionale?


EDN Questa, come la prima, è un’altra di quelle domande super difficili, insomma apriamo e chiudiamo in bellezza (ride)! Per rispondere, ti direi che c’è stata tanta crescita. Non lo dico per dire, mi sento di ringraziare lo studio (Movimenti Production) con cui collaboro. Non è così scontato creare questo rapporto e fidarsi ciecamente. Ormai, siamo un po’ una famiglia. Inoltre, stiamo riuscendo a sperimentare e a non fermarci. Io, personalmente, ho tanti miei progetti che spero un giorno vedano la luce. Sono dei corti, quindi un mercato che ancora non ha preso tanto piede. È complesso. Spero, inoltre, che il percorso all’interno dell’ambito musicale cresca sempre di più. La musica e la regia sono le mie più grandi passioni e permettono a me di fare uscire Erika. Senza la musica, io non vivo. Infine, quindi, posso dire che fino ad ora mi sono sempre divertita tantissimo e spero vada sempre avanti così in crescendo. Poi, spero che arrivi in Italia sempre di più l’animazione per adulti, come la serie di Zerocalcare Strappare lungo i bordi e la nuova serie in arrivo Questo mondo non mi renderà cattivo, entrambe prodotte da Movimenti Production per Netflix. Ci stiamo muovendo anche in questa direzione. I progetti per bambini, invece, li sento sempre un po’ stretti, ma penso che ci siano nuove idee anche in questo ambito.


foto di Mattia Gabellini


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