In conversation with Ellen Allien
Ellen Allien with OTTOLINGER
Photographer Vincenzo Alessandro Liazza Project & styling Gianluca Gagliardi
Art Direction TOBECONFIRMED
Photo assistant Alicia Janke

Tatiana: Buongiorno! Come stai?
Ellen: Buongiorno! Bene, grazie.
T: Sei a Berlino?
E: In realtà no, sono in Spagna.
T: Meglio, eh?
E: Assolutamente sì. L’estate l’ho passata a Berlino ma quando è iniziato il secondo lockdown mi sono detta “Oh, okay!” e me ne sono andata! Non volevo passare un altro lockdown a Berlino.
T: Chiaro. Sei a Ibiza?
E: No, sono a Tarifa. Sai, il primo lockdown non è stato facile. Durante l’estate è andata molto meglio perché molti club hanno riaperto a Berlino e c’è stato parecchio movimento. Ma adesso inizia a far freddo e quindi ho deciso di andare in Spagna. Tornerò per Natale però.

T: Sì, il primo lockdown non è stato sicuramente facile per chi lavora nella musica, giusto?
E: Esatto. Per esempio, il mio coinquilino lavora nella moda e per lui non c’è stato alcun tipo di problema. Per noi invece, magari lavori più di un anno a un progetto e poi all’improvviso tutto cade a pezzi. Anche la mia agenzia ovviamente sta soffrendo tantissimo il fatto che tutti i club e i concerti siano chiusi.
T: Purtroppo siamo tornati al punto di partenza infatti, con le nuove chiusure. Immagino come non sia facile per chi lavora nella musica, sempre in aereo, volando verso altri paesi...ci si deve reinventare, praticamente. Un po’ come hai fatto tu con i DJ set che hai trasmesso da casa tua a Berlino, giusto?
E: Ti dirò la verità, non mi manca molto volare perché non mi piace per niente! Però mi manca tremendamente viaggiare, vedere nuove città, mettere qualche buon disco...sto facendo finta che sia una bella pausa. Farà bene al mio cervello riposarsi un po’, anche se non è stata una mia scelta. Se fosse stata una scelta, sarebbe stato tutto più semplice!

T: esattamente! Mi chiedo allora come passi tutto questo tempo libero che qualcuno ti ha “concesso”? Visto che non puoi fare musica dal vivo, non puoi viaggiare, non puoi vedere persone del tuo mondo, cosa fai? Riesci lo stesso a fare musica?
E: Ovviamente, lavoro sempre con la mia etichetta, BPitch. Abbiamo fatto uscire il nuovo album, “Auraa” subito dopo il primo lockdown, nonostante fosse inizialmente programmato per settembre ottobre. In accordo con il mio manager, abbiamo deciso di anticipare l’uscita per lanciare un forte messaggio, che la musica non sta morendo solo perché c’è un lockdown!
Per me la musica non è un qualcosa che scompare solo perché i locali sono chiusi. Faccio le mie feste private a casa, oppure trasmetto in streaming qualche podcast, qualche pezzo, insomma il lavoro per BPitch non si è mai stoppato.
T: È davvero interessante vedere come tutto il mondo si sia fermato, ma la musica no.
E: La musica non si ferma mai. L’arte non si ferma mai, anzi, diventa ancora più importante in momenti come questo. Sono stata spesso in studio in questi mesi, ci siamo incontrati con altri artisti, prodotto qualche compilation...a breve uscirà infatti la seconda parte di “We Are Not Alone”.
Certo, che i club e i locali siano chiusi è un vero incubo e non lo trovo molto giusto visto che tante altre persone possono comunque lavorare. Gli uffici e le fabbriche, per esempio, sono aperti, così come sono aperti i cantieri dove molto spesso i lavoratori neanche indossano le mascherine.
Non sto assolutamente sottovalutando il Coronavirus, anzi. Un mio amico è stato coinvolto in un incidente d’auto, è stato operato e gli è stata asportata la milza. Sono otto mesi che non può uscire di casa perché il Covid sarebbe letale per lui. Per le persone anziane e malate che non possono proprio uscire infatti è molto peggio che per noi. È terribile, speriamo si arrivi quanto prima a una cura in modo da tornare alla normalità il prima possibile.
T: Lo spero anche io.Infatti vorrei proprio chiederti: “Cos’è che stiamo sognando? E cosa sogniamo per il futuro?”
E: Credo che tutti abbiano dei sogni e che sia importantissimo sognare nonostante la situazione perché avere un sogno, magari anche uno grande, dà più significato alla vita e a quello che facciamo. Puoi sognare di diventare insegnante, di andare a vivere all’estero o semplicemente apprezzare il sogno in sé.
Credo che tutti vogliano tornare alla loro vita e, perché no, cambiare qualcosa in essa. Penso che anche il governo possa cogliere l’occasione per cambiare qualcosa all’interno del sistema, cosa che non è stata fatta fino ad ora. È il momento giusto per rendere i propri sogni realtà, il momento giusto di agire insomma. In molti sognano un amore, di metter sù famiglia, di vivere altrove, di riuscire a guadagnare bene facendo quello che amano fare, facendo qualcosa di nuovo e creando non so, qualcosa come un film, un dipinto, qualcosa di diverso. La gente sogna di essere felice e, purtroppo, di questi tempi questo può significare anche avere abbastanza soldi per mangiare.
Il mio sogno è che si riaprano i locali e di rendere la gente felice con la mia musica. In fin dei conti, le persone vogliono solo essere felici, qualsiasi siano i loro sogni.
T: Hai perfettamente ragione. Pensi che la musica possa giocare un ruolo nei sogni delle persone? Tu fai musica per far sognare i tuoi ascoltatori?
E: Beh, credo che una delle cose più importanti sia proprio sognare e vedere le persone sognare di evadere dalla propria gabbia. Se inizi a spronare il tuo cervello, a farlo uscire dalla solita routine, riesci anche a esprimere la tua vitalità in modo più forte.
Ci sono persone, tra cui anche alcuni miei amici, che ogni giorno si svegliano e fanno la stessa, solita vita, che per loro diventa lenta e monotona. Io, invece, mi sveglio e ho sempre voglia di fare qualcosa. Scendo le scale, mi faccio un caffè, guardo gente che non conosco, mi faccio escursioni e passeggiate di due-tre ore qui a Tarifa, cerco insomma di vedere cose nuove. Mi aiuta a tenere il cervello attivo.
È la stessa cosa con la musica. La musica ti fa sognare, è il diario della tua vita e le sue diverse tonalità attivano diverse emozioni nelle persone. Puoi scegliere l’emozione che vuoi sentire, se hai voglia di un po’ di malinconia, di sentirti felice, triste, puoi giocare con lei.
Penso che la musica sia importante per attivare e tenere sveglie le emozioni in diversi modi; quando impari a farlo puoi andare in tante direzioni. Siamo noi i nostri stessi “attivatori”.
Ma non è solo la musica. Puoi alzare gli occhi al cielo, oppure vedere un bel fiore, distenderti su un prato e guardare le diverse forme con lo sguardo in alto. Lo stesso si può fare in cucina, magari preparare un piatto di pasta in maniera diversa da come ti ha insegnato tua madre!
In ogni caso, è la musica che mi rende felice. Da bambina, era qualcosa che rendeva possibili i miei sogni e ancora è così. La musica mi aiuta anche a giocare con le cose, come quando ero piccola e ascoltavo la musica pop in TV e poi mi fingevo una cantante pop per mia sorella. Mi ricordo che mia madre era felice quando mettevamo della musica. Ballava, cantava, era proprio una festa in casa! La musica è una parte molto importante della nostra vita. Ecco perché non può essere fermata e il governo non riuscirà a fermarla!
T: Perché credi che il governo non stia aiutando la musica?
E: Credo pensino che non ne abbiamo bisogno perché loro non ne hanno bisogno. Forse lo vedono come un segno di rispetto nei confronti di chi sta male, come per dire “siamo tutti nella stessa barca”. Ma organizzare concerti e musica dal vivo è possibile anche con le norme attuali. Quest’estate a Berlino è stato fatto, seppur con delle restrizioni. Sicuramente d’inverno è un po’ più complesso ma comunque fattibile. Non penso, però, che ci abbiano perso poi tanto tempo a pensare a nuovi concept, a nuove idee di musica dal vivo.
Sto aspettando che tutto finisca. Lavoro per la mia etichetta e guadagno, ho creato tanta nuova musica ma ho lavorato poco su nuovi concept perché non ho idea di quando tutto tornerà alla normalità.
Penso che manchi poco, però. Quando il vaccino sarà distribuito ai malati e agli anziani, vedremo cosa succederà. Speriamo sia efficace senza complicazioni; è l’unica cosa che possiamo fare, stanno morendo una marea di persone.
Non è la prima cosa del genere che abbiamo al mondo però; ci sono brutte bestie come il cancro e l’AIDS ma anche il Covid non scherza affatto. Speriamo di poter tornare presto alla nostra vita e al nostro lavoro.
È molto difficile per me vedere amici che hanno dovuto chiudere la loro attività e che evitano di parlarne. Mi fa davvero male, che non vogliano vedermi o vedere altre persone per sfogarsi di quello che sta succedendo.
Poi ci sono altre persone che non posso vedere perché stanno male e che non possono uscire perché il Coronavirus potrebbe essere letale per loro. È davvero una cosa brutta.
T: È assolutamente vero e penso che è per questo che la musica è importantissima. Possiamo ancora ascoltare quello che create, è un po’ come se voi aveste un qualche tipo di responsabilità sociale.
E: Certo. Per me, fare musica non significa fare soldi, è più di un lavoro. Altri DJ, invece, non hanno prodotto niente in questi mesi. Non fanno podcast, non fanno qualche evento di streaming magari, ma giusto qualcosa per promuovere il loro brand. È come se non fossero più musicisti solo perché i locali sono chiusi! Penso sia qualcosa di egoista da parte loro. Certo, è bello quando qualcuno ti paga per suonare o per creare qualche brano, ma io continuo a farlo anche se nessuno mi paga!
Ho parlato un po’ di tempo fa con un DJ famoso, che rimarrà anonimo, e mi ha detto che “adesso non è il momento di produrre musica dance”. Gli ho chiesto il motivo e ha detto che non vale la pena perché i locali sono chiusi. Un po’ scioccata, gli ho chiesto “Ma non balli a casa, magari con i tuoi amici? Le persone hanno smesso di ascoltare musica perché non puoi salire su un palco?”. Fuori di testa!
Quando ascolto musica techno ho dei flashback di quando eravamo lì, nei club; sono felice a ripensare a come era e come sarà, me lo sogno di notte. Ma non siamo tutti uguali, certo. Come artista, per me è interessante vedere come gli altri artisti si approccino ai loro fan ma fare musica techno non è solo essere sul palco e vedere le persone che ballano davanti a te. Fare techno è condividere determinate emozioni con le persone, ovunque esse siano. Trovo molto interessante anche ascoltare podcast sulla musica e sui musicisti. È proprio un periodo particolare della nostra vita!
T: Molto particolare. Credo che ce lo ricorderemo per sempre.
E: Sicuramente, anche se sin da quando ero bambina sono conscia che le cose possono cambiare in un batter d’occhio. Niente è sicuro, può esserci una guerra nucleare, la Terra potrebbe esplodere, ma potrebbe succedere anche qualcosa di estremamente positivo, no? Credo che sia meglio godersi ogni giorno perché non sappiamo mai cosa potrebbe accadere domani. Sono davvero fortunata a star bene, che i miei amici stiano bene e, quando posso, cerco di aiutare chi ne ha bisogno, ma bisogna anche rispettare chi non sta bene e chi non ha questa forza. Spero che troveremo un modo per uscirne. Io ho la mia musica e non ho bisogno di molto altro, ma non tutti hanno questa forza mentale.
T: È un periodo molto difficile per le persone in difficoltà e che non stanno benissimo.
E: Sì. A Marzo, a Berlino, durante il primo lockdown, alcuni miei amici sono venuti a casa e ci siamo messi a bere un po’ di vino, poi ho accompagnato alcuni di loro a casa. Ritornando a casa mia, ero sola in strada e un tizio ha iniziato a urlarmi contro e a seguirmi, così sono scappata di corsa a casa di uno dei miei amici che si è poi offerto di riportarmi a casa.
La gente era davvero fuori di testa, era molto pericoloso anche solo uscire quindi ho deciso di non mettere piedi fuori casa di sera dopo quell’episodio. C’era solo gente strana in giro di notte. Questa volta, fortunatamente, sappiamo già cosa significa essere in lockdown, ma spero che finisca quanto prima.

T: Speriamo davvero. Posso chiederti quale fosse il tuo sogno da bambina?
E: Che tipo di sogno intendi?
T: Non so, volevi essere una DJ, una musicista?
E: Da bambina, il mio sogno era diventare autista di autobus! A Berlino abbiamo gli autobus a due piani, sai, e una volta ho visto una donna davvero minuta guidarne uno. Era la prima volta che mi succedeva, allora ho guardato mia madre e le ho detto “Voglio diventare autista di autobus!”. Ero così colpita da quella donna così piccolina!
T: Ma, in un certo senso, anche come DJ sei l’autista di un autobus pieno di gente, no? Porti le persone nei posti più disparati grazie alla tua musica.
E: Le porto all’esaurimento, e loro ci portano me! Ma più mi fanno andar via di testa, più la mia musica diventa fuori di testa! È una combinazione di energie; la mia, come DJ, e la loro, come ascoltatori. È un gioco molto intrigante, vedere cosa la musica ci combina, cosa combiniamo noi con lei.
Quando sono in pista, guardo persone che non conosco e mi sembra di ballare con loro, di sentire i loro corpi sul mio, è una sensazione che ti manda fuori controllo, quel controllo che cerchiamo sempre di mantenere durante la nostra vita “normale”, così che le persone ci vedano sotto una buona luce. Ma essere un po’ fuori di testa aiuta, ci aiuta a buttare giù dei muri, cosa davvero importante. Abbiamo bisogno di tutto ciò, di sentire qualcosa di diverso di quello che sentiamo nel quotidiano. Ecco perché adoro essere una DJ e adoro la musica.
T: Davvero interessante tutto questo! Posso chiederti, soprattutto per chi non ti conosce o ti conosce poco, come hai iniziato a fare musica?
E: Beh, da bambina la musica era qualcosa che rendeva me e la mia famiglia felici, come ti raccontavo prima. L’ho imparato già da piccola. Poi ho iniziato a fare musica da sola, nella mia stanza, suonando l’organo...avevo anche un
giradischi, di mia sorella, quindi c’era sempre della musica in camera mia, musica pop, altri tipi di dischi. Poi i miei famigliari mi hanno regalato altri dischi e libri sulla musica, su David Bowie, ho iniziato anche a imparare l’inglese e la mia connessione con la musica non ha fatto altro che continuare a crescere, mentalmente ed emotivamente.
In seguito sono stata per tanti anni, credo cinque, una mezza abusiva in un circolo culturale, dove ho iniziato veramente a fare la vita d’artista. Ho studiato ginnastica acrobatica, ballo, arte, ho suonato molti strumenti giusto per divertimento, senza studiare; volevo decidere io cosa fare. Ho anche avuto un ragazzo che faceva il DJ di musica jazz e black, la produceva lì nel circolo culturale.
Nel frattempo la scena techno continuava a prendere piede, i primi club hanno aperto e io lavoravo in un bar all’angolo opposto di dove abitavo. Il proprietario di quel bar ha poi aperto il club Tresor.
Ero quindi un po’ dietro le quinte della scena techno. Mixavo sia cocktail come barista che qualche disco che il proprietario mi faceva poi suonare al bar, anche se diventare DJ era tutto fuorché il mio sogno. Non lo era mai stato. È successo solo perché volevo sentire la musica che mi piaceva mentre facevo la barista. Qualcuno ha sentito i dischi che mettevo e mi ha chiesto di suonare nei loro locali. Non avevo idea di cosa stessi facendo e, all’epoca, fare il DJ non era proprio un granché come lavoro. Avevo paura di suonare davanti a così tante persone, ma ho vinto questa paura e, passo dopo, passo, sono diventata DJ, ho creato un’etichetta...era come se il filo rosso della mia vita fosse apparso all'improvviso.
Adesso un sacco di gente vuole diventare DJ, perché è la cosa cool da fare nella vita, ma ai miei tempi non era affatto così! Ma ce l’abbiamo fatta, siamo parte della società! Alcuni DJ diventano famosissimi molto rapidamente perché sono molto commerciali ma ce ne sono anche altri che non lo fanno per soldi, ma solo per la musica.
T: Fantastico! Ellen, siamo in dirittura di arrivo. Vorrei solo chiederti un’ultima cosa: 5 dischi che fanno veramente sognare!
E: Certo, te li mando via email se per te va bene...ce ne sono così tanti! Però posso farti qualche nome, tipo i Sigur Ros. Anche se non capisco le parole perché sono in islandese, quella musica e quella voce riescono davvero a farti volare.
Ti manderò qualche nome su WhatsApp comunque.
T: Okay, grazie davvero della disponibilità. Ellen! Ciao, a presto!
E: Ciao, baci!