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IN CONVERSATION WITH: DJ MARCELLE

Un'artista visionaria, una combinazione di energia, passione, duro lavoro e un unico credo: la totale devozione alla musica. Così potremmo descrivere l'olandese Marcelle Van Hoof. DJ, produttrice e collezionista di dischi. Quarant'anni di carriera, e i suoi famosi tre piatti, uniti a eclettismo e sperimentazione, sembrano essere le regole di Marcelle nel suo lungo viaggio attraverso la musica. Ma parlare di regole non è facile quando si tratta di lei, lei che ha sempre infranto e superato le regole ponendosi come un modello unico per i ballerini di tutto il mondo, non solo per la sua musica ma soprattutto per la sua personalità eclettica, capace infiammare e ispirare: mai identica a se stessa, ma in costante moto ed evoluzione. Tra dischi, progetti radiofonici e futuro, parliamo con Marcelle di Terraforma: il festival annuale che tenutosi a luglio fuori Milano a Villa Arconati, e quest'anno ha visto Marcelle ospite insieme ad altri incredibili artisti come Autechre, Donato Dozzy, Amnesia Scanner e molti altri.

Ph. Riccardo Ruffolo



DJ Marcelle, la tua reputazione di collezionista di dischi ti precede. Quando esattamente hai iniziato a collezionare dischi e da dove nasce questa passione?


È iniziato in tenera età, circa a 11 anni, appassionandomi al glam rock (The Sweet, Mud, Suzi Quatro, Gary Glitter, Slade). A quel tempo era semplicemente divertente, ma il punk è arrivato nel 1976/1977 e lí mi sono appassionata seriamente alla musica. Avevo solo 13/14 anni, ma mi sono subito innamorata della freschezza e dell'entusiasmo di questa nuova generazione. Il cantante dei The Slits era giovane quanto me! Sono diventata anche orfana nel 1977 e senza più genitori, questa nuova musica rivoluzionaria (musicale, educativa e politica) mi ha ispirato a vivere la mia vita; una vita indipendente, culturalmente aperta, colma del desiderio di sperimentare e non fermarsi. Libera da convenzioni! All'epoca era soprattutto la musica ad entusiasmarmi, ma nel corso degli anni ho capito che erano invece le idee che c'erano dietro. E questo mi ispira ancora oggi: che tutto è possibile, che la musica e io dobbiamo andare avanti; l'essere curioso. Così ho iniziato a comprare dischi e non ho mai smesso! Dub, industrial, avant garde sono stati tra i miei primi amori insieme al punk, in particolare il post-punk. Nel post-punk tutto era possibile. Ascolta ad esempio Cut degli Slits e Metal Box dei PIL. Ancora due album storici per me.

Ma anche la ripetitività nella musica mi annoia, quindi è stato "facile" crescere ascoltando drum n bass, techno, dubstep ecc…


Sapresti dire a quanti dischi ammonta la tua collezione? Inoltre sarebbe anche interessante capire il processo attraverso cui avviene la ricerca. Quali emozioni ti guidano nella ricerca di un disco piuttosto che di un altro?


Non li ho mai contati, ma la mia stima è di circa 20.000 e sono organizzati per stile musicale, continente (Africa per esempio) ecc. Ad esempio ho tutti i dischi dubstep e tutti quelli drum'n'bass insieme, così per tutti i dischi dub ecc. Vedo la mia collezione di dischi come un diario della mia vita che più o meno descrive la storia della musica underground attraverso la ricerca d'avanguardia: dal rockabilly, attraverso chicche come Captain Beefheart, passando per il krautrock, il punk, il post-punk, l'industrial, l'avanguardia, la techno, la drum'n'bass fino alla musica elettronica attuale e alla classica moderna. Siccome è un diario della mia vita, ripercorro la mia storia personale quando vado tra la mia collezione di dischi. Può essere una sensazione molto emozionante. Ho fatto centinaia, forse migliaia di programmi radiofonici settimanali dall'inizio degli anni '80 e una volta al mese faccio uno spettacolo chiamato "The Vinyl Train" in cui suono in ordine casuale musica proveniente da tutti gli angoli della mia collezione. È una cosa bella da fare e molte persone si sono iscritte agli spettacoli settimanali. Quando mi esibisco dal vivo ho bisogno di essere più contemporanea quindi suono raramente musica definita vecchia (anche se Mudlimgauze è sempre lì!), poiché trovo che diventi troppo facile e non mi piace quando le persone "riconoscono" le tracce. Il pubblico deve rimaner stupito. Per me come dj e produttore è essenziale stare un passo avanti al pubblico che non sa mai come sarà o come cambierà il mio set dopo 5 minuti. Questo serve a creare un brusio, un'anticipazione, in modo che nessuno possa sapere in che direzione andrà il set.

Improvviso sempre sul palco e non ho mai fatto le prove per un set. In questo modo non mi annoio nemmeno io.



Sei molto aperta riguardo la tua età, in questo caso sinonimo dei tuoi oltre quarant'anni di esperienza nella musica. Ho letto un articolo interessante sull'inclusività nel mondo dell'arte e sul fatto che ci sono pochi artisti over 40. È anche vero che sono i giovani a frequentare maggiormente i club. Come pensi che l'età sia percepita nel mondo del clubbing? Pensi che si possa parlare in qualche modo di stigma o un cliché?


Non penso quasi mai di avere il doppio dell'età dei partecipanti del pubblico. Questo è quel che sono sono e sono entusiasta e curiosa di nuovi suoni così come lo ero nel 1979. Penso anche di essere più avventurosa e "giovane" nel mio essere dj rispetto alla maggior parte dei giovani dj , che sono molto più conservatori nell'atteggiamento, nel bisogno di soddisfare il pubblico e nella scelta della musica. Sono molto felice che il mio pubblico sia composto da giovani e non da persone della mia generazione composta da molti che sono rimasti fermi e vogliono ancora sentire "ragazzi bianchi che strimpellano le chitarre". Ovviamente mi piace ancora molta musica del passato, ma credo che la musica dovrebbe sempre andare avanti e dire qualcosa sui tempi attuali. Se togli la musica dal suo tempo/generazione, può perdere la sua "pericolosità" e rilevanza e diventare sano e sicuro intrattenimento. Non è di questo che mi occupo.



Secondo te, è importante parlare di inclusività nella musica? Questo aiuta l'artista ad avvicinarsi ad alcune categorie?


Non sono uno che parla di politica, ma più che altro faccio politica nelle mie azioni. Suono musica culturalmente varia, a volte simultaneamente. Mettendo la musica in un contesto diverso la porti fuori dalla sua casella, e questo è quello che mi piace fare. Quando mixi diversi tipi di musica uno sopra l'altro e/o cambi radicalmente lo stile, la singola traccia suona molto più eccitante, risaltando. Di questo sono convinta. Stando sul palco come una donna "più anziana", spero di "dare" il messaggio che l'età non conta, proprio come altre cose che possono definire una persona. Ovviamente capisco perché le persone organizzano feste queer ecc. ma non voglio necessariamente entrare in un gruppo sottoculturale, sono una persona libera e non voglio limitarmi a nulla. E ogni persona è più del suo genere e orientamento sessuale.

Chiunque dovrebbe avere la possibilità di apparire sul palco e ovviamente un grosso problema è che la musica è ancora molto orientata al maschile, ma in generale preferisco essere l'unica donna in una lineup maschile piuttosto che "nascondermi" in eventi di sole donne. Lo dico con tutto il rispetto. Ci sarebbe più di una sfida personalmente. Un'artista che ammiro davvero è Muslimgauze che era molto politico nelle sue idee (supportando i palestinesi nella loro lotta contro l'oppressione/occupazione di Israele), ma la sua musica era strumentale. Quindi non si tratta di predicazione, infatti solo nei titoli delle tracce e degli album si potevano rilevare le sue idee. Personalmente è ovviamente bello e sicuro essere circondato da persone "simili", ma preferisco le sfide quando si tratta del mio lavoro.



Sei un'artista brillante e visionaria, le cui scelte musicali e personali rappresentano una vera rivoluzione soprattutto in contrasto con alcuni modelli spesso imposti o con quello che vediamo sui social. Sei consapevole del messaggio di forza e libertà che hai saputo comunicare negli anni non solo attraverso la tua musica ma anche attraverso te stessa come donna e come essere umano?


Sí,ne sono molto consapevole e ne sono molto grata. Molte persone vengono da me, mi scrivono e mi dicono quanto sia importante per loro ''DJ Marcelle''. Più di una volta ho sentito giovani donne dire che non si sono mai sentite così libere durante uno dei miei set e che le ispiro. Questo è un enorme complimento. Preferisco sempre questo tipo di commenti "psicologici" rispetto a "Mi è piaciuto molto quel particolare brano". "DJ Marcelle" è un'idea completa e la musica ne fa parte. Ma il mio atteggiamento sul palco così come il design delle copertine dei dischi o iil modo in cui mi presento, sono altrettanto importanti, è tutto collegato, ma chiaramente ho passato molto tempo a trovare dischi davvero all'avanguardia e sono anche molto critico.

Per me molti social media sono falsi, "le persone" recitano da sole, e i social rappresentano spesso una fonte di distrazione che può portarti a notare le opinioni degli altri. Quindi non ho Instagram, Twitter, Tiktok ecc. Ho solo Facebook che mi piace chiamare Fakebook. Lo uso solo per annunciare concerti, nuovi dischi, nuovi video. È tutto legato al lavoro. Voglio che la mia concentrazione sia sui miei dj-set e sulla produzione della mia musica; ed è meglio farlo senza doversi preoccupare dei social media e diventare un tossicodipendente come lo sono tante persone. Mi piace parlare con le persone, rispondo sempre alle e-mail, voglio essere molto aperta e disponibile. Ma prevalentemente voglio farlo nella vita reale e non nel mondo digitale.


Sei olandese e, nonostante viaggi per il mondo per esibirti, suoni spesso nel tuo paese. Quali sono i luoghi dove preferisci esibirti e dove ti senti più a casa. Intendo i luoghi in cui ritieni che la tua musica abbia un impatto più forte o i luoghi in cui ti senti più ispirata?


Non direi spesso, magari dieci volte l'anno? Varia. Sono olandese ma non ho molti sentimenti nazionalistici, essere olandese è proprio quello che sono, quindi capisco il paese e vedo come funziona, perlopiù lo trovo molto di destra, molto burocratico. Un paese che non mostra troppe emozioni.Non mi piace nemmeno l'Olanda così tanto e spesso mi sento più a mio agio quando suono in paesi più meridionali dove non solo il clima ma anche le persone che incontro sono più calde ed emotive. In un certo senso sono nato nel paese "sbagliato".

È difficile dire in quali posti mi piaccia suonare di più perché i motivi possono ovviamente variare. Chiaramente è un bel posto, gestito da persone simpatiche dov'è possibile trovare una grande numero do gente, come il Garage Noord ad Amsterdam. Ma ho avuto grandi concerti dappertutto, dall'Uganda a Dubai e da New York a Mosca e da Tel Aviv a Helsinki. Non penso che un'esibizione di DJ Marcelle sia qualcosa che dimentichi facilmente: probabilmente o ti piacerà molto o lo odierai. Questo è in contrasto con la maggior parte dei djs che sono spesso intercambiabili, e va bene, ma la prossima settimana ce ne sarà un altro, simile. La pressione a "farcela" e istituzioni dubbie come "dj-schools" rendono molti djs più o meno cloni l'uno dell'altro nel loro modo di far musica e rispetto al come "costruire un set" e tutto questo altro non è che un cliché noioso e limitante.

Quindi mi piace sempre suonare in posti in cui devo conquistare il pubblico, dove la lineup generale è più conservatrice. D'altra parte è anche fantastico avere un pubblico aperto fin dall'inizio. Ma ho dei bei ricordi di luoghi in cui ho conquistato il pubblico che non era abituato al mio genere di dj-set, come il Nyege Nyege Festival in Uganda. Tutti erano così sopraffatti la prima volta che ho suonato lì che gli organizzatori mi hanno immediatamente dichiarato "residente a vita" del festival. Sono l'unico dj/musicista internazionale residente a Nyege, il che mi rende molto orgogliosa e felice, non solo musicalmente ma anche personalmente perché lì conosciuto tante persone davvero d'ispirazione ed è empatiche.



Come e quando è iniziata la tua trasmissione radiofonica Another Nice Mess?


È iniziato nei primi anni 80. Il titolo deriva da una citazione di un film di Laurel e Hardy in cui, dopo che qualcosa è andato storto di nuovo, Oliver dice a Laurel "beh, ecco un altro bel pasticcio in cui mi hai cacciato". Lo uso come nome per le mie performance con autoironia. È importante che, nonostante io prenda la mia musica molto seriamente, allo stesso tempo tu possa ridere di essa e metterla in prospettiva. Faccio ancora questo show ogni settimana ed è possibile iscriversi con una piccola donazione. Gli show sono molto vari; potrebbe essere uno show in cui parlo (in inglese) della mia vita da dj e suono gli ultimi dischi, ma posso anche trasmettere live set, mix speciali o performance a tema. Come ad esempio una iin cui suono tutti i dischi al contrario!


Le tue produzioni così come i tuoi set sono incredibilmente vari, anche in questo caso non è possibile definirli sotto un genere. Il tuo suono rappresenta un mash-up di esperienze e ispirazioni. Ti piace preparare i tuoi set o semplicemente porti con te i tuoi dischi e improvvisi?


Lavoro in modo molto intuitivo e quindi non provo mai un set, ma ovviamente ascolto molta musica a casa (non ascolto quasi mai musica quando sono in viaggio, preferisco sentire la ''vita reale'' intorno a me) e ho diversa esperienza. Per me è importante non solo sorprendere il pubblico, ma anche me stessa. A volte suono dischi che non conosco perché li ho comprati in un negozio solo qualche ora prima. Oppure seguo il groove, tenendo conto dei passaggi, più morbidi o più intensi, e provo semplicemente qualcosa, senza sapere con certezza il risultato. Anche la coincidenza gioca un ruolo importante nei miei set. È una combinazione di skills, abilità, coraggio e curiosità (cosa succederà quando lo farò?). Suono così tanto che per rendere tutto interessante anche da un punto di vista personale, devo riuscire a sorprendermi. É importante che il pubblico non sappia come suonerò tra cinque minuti e in realtà non lo so quasi mai nemmeno io .

Allo stesso modo nascono le mie produzioni. Non ho mai deciso di fare un tipo speciale di musica, suono solo sulla mia tastiera/sintetizzatore, registro tutto, e a volte viene fuori qualcosa di eccitante! Quindi poi aggiungo alcuni samples (principalmente voce/rumore), suono un po' di basso e mi diverto. È tutto molto sciolto e aperto. Non cerco mai la perfezione poiché la perfezione è un fenomeno abusato e mal interpretato. Cosa significa? Impazzire per mesi su una traccia non la rende più perfetta, anzi. Quelli che conoscono troppo bene la propria attrezzatura e soprattutto ne amano l'aspetto tecnico, continuando ad aggiungere strati e strati uno sopra l'altro, ottengono un risultato spesso noioso. Quando gli "high synth" vengono introdotti per due terzi in una traccia, questo mi scoraggia immediatamente. Mi piace che la mia musica sia molto umana. Gli errori non esistono in quanto tali, è tutta una questione di divertimento, trovarsi in quel momento e andare ovunque mi porti la mia ispirazione. Mi piace usare una citazione di Mark E. Smith di The Fall il quale affermava "non gli piacciono i musicisti". Verissimo.

Un altro aspetto che mi piace molto è la composizione dei titoli delle tracce e degli album. Situazioni difficili con tecnici uomini nei club che avevano/hanno priorità sbagliate mi hanno ispirato a sviluppare titoli come "Tecnici e le loro macchine del fumo", "Tecnici che lasciano il club" e "Tecnici e i loro effetti di luce". Una traccia che dura più di 12 minuti si chiama ''Too Long''. Probabilmente quando suonerò al Terraforma uscirà il mio nuovo album, che si chiama ''DJ Marcelle: The Musical''.


Questa sarà un'estate molto movimenta e ricca di numerose presenze ai festival, dal Sonar al Melt Festival, fino al Terraforma Festival che si terrà fuori Milano. Sei entusiasta di partecipare a Terraforma? Come pensi di prepararti per questo idilliaco festival all'aperto nei boschi?


Sono sempre entusiasta di suonare ovunque, altrimenti non suonerei in quel posto. Il mio agente mi dice quali offerte ci sono e poi decido se accettare o meno . Non voglio essere controllato dall'"industria dei dj", ma essere il più libera possibile. Quindi in generale non preferisco un concerto o un festival all'altro. Ci sono sempre aspetti eccitanti e meno eccitanti. E ci sono molte ragioni diverse per essere emozionati, ovviamente suonare in un posto per me esotico come l'Uganda, Dubai o l'Isola della Reunion rappresenta un tocco speciale. Mi piace essere in città vicino all'oceano, come Barcellona, ​​Marsiglia. C'è sempre spazio per un bikini nella mia borsa!

E come ho detto prima, non mi preparo per un set, ma porto solo con me un mucchio di dischi, di generi diversi: nuova musica elettronica, dub, Avantgarde, africani, dischi introvabili, e qualsiasi cosa voglia. Ovviamente suono molti dei miei brani. Ho duplicati di brani inediti. L'unica regola che ho è suonare in vinile. Per ragioni estetiche e audio, credo anche che i limiti possano tirare fuori il meglio di te. Mi viene sempre da ridere di nascosto quando i dj mi dicono di aver scaricato 20.000 brani durante il periodo delle vacanze.....Questo significa che non hanno capito le regole numero uno, due e tre dell'autenticità: limitarci. Fai scelte chiare. Non diventare fornitori di servizi.


Una volta hai detto che la tua musica è "un bel pasticcio e ci hai già spiegato il motivo per cui l'hai descritta in questo modo. Cos'altro si nasconde dietro la tua musica e dove ti vedi tra 10 anni?


Non lo vedo come un "bel pasticcio", ma forse altre persone la vedono o l'hanno vista in quel modo, ma questo dice prevalentemente qualcosa su quelle persone e non su di me. Ci sono troppe regole nella musica e quando fai le cose in modo diverso gli altri potrebbero dire "non è così che dovresti fare il DJ" o è "un pasticcio". Non smette mai di sorprendermi vedere quanto sia conservatrice la maggior parte dei djs, come se fossero presi in ostaggio da regole autoimposte. Uso il termine più come una sorta di autoironia. Quello che faccio non è facile, richiede molto coraggio e creatività. Quindi, se il non rifugiarsi nella sicurezza e fare le cose diversamente è un "casino", allora vorrei che ci fosse molto più "casino" nella musica. È tutto fin troppo sicuro. Non penso al futuro, lo prendo come viene. Troppe persone intorno a me sono morte quando ero giovane, quindi fare progetti per il futuro non ha senso. E può impedirti di andare in un'altra direzione. Finché sarò in salute e mi divertirò, continuerò a farlo. Non ho mai deciso di farne la mia professione, è successo organicamente. Quindi potrà anche andare in altre direzioni.


ENG VERSION


A visionary artist, a combination of energy, passion, hard work and one creed: total devotion to music. That’s how we could describe the Dutch Marcelle Van Hoof. DJ, producer and record collector. A forty years career and her famous three turntables, combined with eclecticism and experimentation, seem to be Marcelle's rules in her long journey through music. But talking about rules is not easy when it comes to Marcelle as she has always broken and exceeded the rules as she stands as a unique model for dancers from all over world, not only because of her music but mostly because of her eclectic personality, able to inflame and inspire: never identical to itself, but constantly in motion and evolution. Among records, radio projects and future, we talk with Marcelle about Terraforma: the annual festival will be held in July outside Milan at Villa Acconati, and this year it will host Marcelle alongside others incredible artists such as Autechre, Donato Dozzy, Amnesia Scanner and many more.


DJ Marcelle, your reputation as a record collector precedes you. When exactly did you start collecting records and where did this passion come from?


It started at a very young age, 11 or so, being into glam rock (The Sweet, Mud, Suzi Quatro, Gary Glitter, Slade), that was just fun, but punk happened in 1976/1977 and I seriously got into music. Still only 13/14 years old I immediately fell for the freshness and excitement of this new generation. The singer of The Slits was just as young as me! I also became an orphan in 1977, so with no parents anymore, this new revolutionary (musical, educational and political) music inspired me to live my life; independent, culturally open, wanting to experiment and not standstill. Free from conventions! At the time it was also the music that excited me but over the years it was more the ideas behind this which inspire me to this day: that anything is possible, that music and myself have to go forward; be curious. So i started buying records then and I never stopped! Dub, industrial, avant garde were among my first loves with punk, especially post-punk. In post-punk, everything was possible. Listen for example to Cut by The Slits and Metal Box by PIL. Still two landmark albums for me.

But, staleness in music bores me too; so it was ''easy'' to grow into drum n bass, techno, dubstep etc.


Would you be able to to tell us how many records you have in your your collection and it would be also interesting to understand your research process. What kind of emotions guide you in the search of that record rather than another one?


I never counted them, but my estimate is around 20,000. and they are organised by musical style, continent (Africa for example) etc. So I have all dubstep records, drum n bass records together, all dub records etc. I see my record collection as a diary of my life, which more or less describes the history of cutting edge underground music, from rockabilly, through weirdness like Captain Beefheart through krautrock to punk to post-punk, industrial, avant garde to techno, drum n bass to current electronic music and modern classical. As it is a diary of my life i go through my personal history when i got through my record collection. That can be very emotional sometimes! I have been doing hundreds, maybe thousands of weekly radio shows since the early 1980's and once a month I do a show called 'The Vinyl Train' in which I play in random order music from all corners of my collection. That is very nice to do and many people have subscribed to the weekly shows. When i play live I need to be contemporary so I seldom play old music on stage (although Mudlimgauze is always in there!), as I find this is too easy and I don't like when people ''recognise'' tracks. Audience should be surprised! For me as a dj and producer it's essential to stay ahead of the audience. They always have no clue what my set will sound like in 5 minutes! To create a buzz, an anticipation, that you can't predict in which direction my set goes. I always improvise on stage, I have never ever rehearsed a set. So I don't get bored either.


You are very open about your age, in this case synonymous with your over fourty years of experience in music. I read an interesting article about inclusivity in the art world and about the fact that there are few artists over 40. It is also true that clubs are mainly attended by young people . How do you think age is perceived in the world of clubbing? Do you think it is a stigma or cliché?


I hardly ever think that I am sometimes twice as old as members in the audience. I am just who I am and I am just as enthusiastic and curious for new sounds as i was in 1979. I even think i am more adventurous and ''young' ín my djing than most age-wise young(er) dj's, who are far more conservative in attitude, audience-pleasing need and choice of music. I am very happy that my audience consists of young people and not people from my generation from whom who in my case many have stood still and still want to hear ''white boys strumming guitars''. Obviously I still like lots of music from the past, but I believe music should always move froward and say something about the current times. If you take music out of its time/generation it can loose its ''dangerousness'' and relevancy and become safe entertainment. That is not what i am about.


In your opinion, is it important to talk about inclusivity in music? Does this help the artist getting closer to some categories?


I am not one to talk politics, but more that I do politics in my actions. I play music from all kinds of cultures together, sometimes simultaneously. By putting music in a different context you take it out of its pigeon-hole, that's what I like to do. When you put different types of music on top of each other and/or radically change style, the individual track sounds far more exciting, as it stands out more. I am convinced of this. By just being on stage as an ''older'' woman i hopefully ''give'' the message that age doesn't matter, just like other things which can define a person. Obviously I understand why people organise queer parties etc. but for me i don’t necessarely want to enter a subcultural group, I am a free person and don't want to limit myself to anything. And every person is more than his gender and sexual orientation.

Anyone should be given the chance to appear on stage and of course a big problem is that music is still very male orientated, but in general I rather be the only female in a male line-up than to ''hide'' in womens only event for example, with all respect. There would be more of a challenge for me. An artist i really admire is Muslimgauze and he was very political in his ideas (supporting the Palestines in their struggle against Israel oppression/occupation) but his music was instrumental. So it was not preaching, only in track and album titles you could detect his ideas. Personally it's obviously nice and safe(r) to be surrounded by ''similar'' people, but I prefer challenges when it comes to my work!


You are a brilliant and visionary artist, your musical and personal choices represent a real revolution especially in contrast with some models often imposed or with what we see on social media. Are you aware of the message of strength and freedom you can communicate over the years not only through your music but also through yourself as a woman and a human being?


Yes i am very aware of this and i feel very grateful for this. Quite a lot of people come to me and write me and tell me how important ''DJ Marcelle'' is for them. More than once i heard young women saying they never felt so free during one of my sets and that i inspire them. That is a huge compliment; I always prefer these kind of ''psychological'' comments compared to "I really liked that particular track''. ''DJ Marcelle'' is a whole idea, and music is a part of that. But my attitude on stage and my record sleeves design, how I present myself, are just as important, It's all linked together. But obviously I spent a lot of time finding really cutting edge records, i am very critical.

For me, a lot of social media is fake, 'people ''act'' themselves, and it's very distracting and can drive you to notice other people's opinions. So i don't have Instagram, Twitter, Tiktok etc. Only have Facebook which i like to call Fakebook. Use it only to announce gigs, new records, new videos. It's all work-related. I want my focus to be on my dj-sets, and producing my own music, and it's better to do this without having to worry about social media and become an addict like so many people are. I like talking to people, I always answer emails, I want to be very open and approachable, but predominantly in real life, not in the digital world.


You are Dutch and despite traveling the world to perform, you often play in your country. What are the places where you prefer to perform and where you feel more at home. I mean places where you feel your music has a stronger impact or places where you feel more inspired?


I would not say often, maybe ten times a year? It varies. I am Dutch but dont have many nationalistic feelings, being Dutch is just what I am, so I understand the country and see how it works, mostly too rigt-wing, bureaucratic and without showing too many emtions; I dont even like Netherlands so much and I vefy often feel more at home when i play in more southern countries where not only the climate but also people i meet are more warm and more emotional. In a way i am born in the ''wrong'' country.

It's hard to say which places i like to play most, as there can be various reasons why i like to play somewhere. Obviously, it's a nice place, run by sympathetic people and with a great open crowd like Garage Noord in Amsterdam. But I have had great gigs all over the place, from Uganda To Dubai and from New York to Moscow and from Tel Aviv to Helsinki. I dont think a DJ Marcelle gig is something you forget that easily, probably you either like it very much or you hate it. In contrast to the majority of dj's who are often kind of interchangeable, its alright but next week there's another, similar one. The pressure to ''make it'' and doubtful institutions as 'dj-schools' make many dj's more or less clones of each other, in their way how they dj and how ''to build up a set'' and all these other boring and limiting cliches.

So i always love to play places where i have to win an audience over, where the general line-up is more conservative. On the other hand its also fantastic to have an open audience from the start. But i have great great memories of places where i won over the audience who were not used to my kind of dj-sets, like the Nyege Nyege Festival in Uganda. Everyone there was so overwhelmed the first time i played there that the organizers immediately declared me a ''life time resident'' of the festival. I am the only international dj/musician who is resident of Nyege, which makes me very proud and happy, not only musically but just important personally as i got to know so many warm and inspiring people.


How and when was your radio show Another Nice Mess started?


It started in the early 80-s. The title come from a quote from a Laurel and Hardy film in which, after something has gone wrong again, Oliver tells Laurel ''well, here's another nice mess you've gotten me into''. I use it as the name for my shows as self-irony. It's important that, although I take my music very seriously, that at the same time you can laugh about it and put it into perspective. I still do this show every week and it's possible to subscribe to the show for a small donation. The shows are very varied; it could be a show in which i talk (in English) about my dj-life and play the latest records, but i can also broadcast live sets, special mixes or theme shows. For example a show in which I play all records backwards!


Your productions as well as your sets are incredibly varied, even in this case it is not possible to define them under one genre. Your sound represents a mash-up of experiences and inspirations. Do you like preparing your sets or do you just take your records with you and improvise?


I work very intuitively and therefore i never rehearse a set, but obviously i listen to a lot of music at home (I hardly ever listen to music when i am travelling, i prefer to hear ''real life'' around me) and I have lots of experience. It's also very important for me not to only surprise the audience, but also myself. Sometimes i play records i hardly know because I bought them in a record shops a few hours before. Or i look at the grooves where you can tell whether its a loud or soft passage and then i just try something, without knowing for certain the result. Coincidence also plays a role in my set. It's a combination of knowledge, skill, and being courageous and curious (what's going to happen when I do this?). I play so much that to keep it interesting for myself i also have to surprise myself. Very important for me is that audience doesn't know whats gonna sound like in five minutes, but in fact I don't even know myself :-).

My own productions similarly come into existence. I never set out to make a special kind of music, i just play along on my keyboard/synthesizer, record everything and sometimes something exciting crops up! Then i could add some (mainly voice/noise) samples, play a bit of bass and fool around. It's all very loose and open. I never strive for perfection as perfection is an overused and misinterpreted phenomenon. What does it mean? Fooling around for months on one track doesn't make it more perfect, on the contrary, people who know their equipement too w