Hu, al secolo Federica Ferracuti (classe 1994), è una cantante, producer, Dj e polistrumentista Italiana.
Inizia a studiare musica all’età di 12 anni, partendo dagli studi di chitarra jazz e dalle tecniche di improvvisazione. Durante gli anni successivi, si approccia allo studio del pianoforte, del basso e del violoncello per poi abbracciare il mondo della musica elettronica e della produzione. Segue diverse masterclass nel perido di studi con Walter Branchi (gruppo nuova consonanza), Barry Truax (sintesi granulare), John Chowning (inventore dela sintesi FM), Fons Adriaensen (ingegnere specializzato sul protocollo ambisonics) e altri.
Si laurea alla triennale di musica elettronica al Conservatorio Rossini di Pesaro, presentando SETTENTRIONE : installazione in differita per 7 cubi, in quadrifonia (di questo ho il video). A seguito di esperienze come turnista e diversi concerti in giro per l’italia, nel 2016 da il via al suo progetto artistico HU.
Nel corso degli ultimi due anni si occupa della produzione sonora di alcuni lavori pubblicitari tra cui la campagna Lamborghini #Real Lovers, Chiara Ferragni Summer Campaign 2018, “Anotherness” per Malloni, Night Trailer Generator X Jagermeister (2019), Pan Ciok X Ferrero (2019). Nel 2018 viene selezionata tra i 10 finalisti dello JAGER MUSIC LAB che le permette di volare a Berlino vincendo due menzioni speciali, che la porteranno a fare un anno di residenza artistica presso gli studi di MAT ACADEMY / Roma, dove scrive una parte del suo primo disco. Nel 2017/2018/2019 gira l’italia con un set in solo fatto da Voce, synth , drum machine e altre macchine, per un set electro-pop che lentamente abbraccia il dancefloor, alternandosi tra session unplugged e Dj set. Late 2019-2020, firma un Feat con il duo ARMONICA (Andrea Arcangeli, Salvatore Angelucci) che esce per FRAU BLAU records (Tel Aviv) raggiungendo la 40esima posizione sulla chart di beatport.
Intanto, come Dj, inizia a girare in piccoli club e si presentano presto le prime big thing: farà il warm up al Fabrique (Milano) per il concerto Sold Out dei Coma Cose e a Gennaio 2020, scalda la pista dei Magazzini Generali in apertura a The Bloody Beetroots. Collabora con i Temporary Store di Asian Fake, suonando ad un evento per Eastpak ed uno per Diadora.
Il covid impone uno stop forzato delle attività artistiche: così da un’idea di Federica nasce “haus”, con Andrea Moretti alla parte creativa. haus è uno spazio che nasce per offrire corsi di produzione completi gratuiti per dare a tutti la possiblità di imparare a produrre e scrivere musica e un forte spirito di community tra i 200 che hanno aderito in meno di una settimana, che troverà uno sviluppo per la parte late-2020.
È uscito il suo primo singolo il 26 Giugno: NEON.
In contemporanea sta finendo la tesi magistrale per il conservatorio G.Verdi di Milano, in musica elettronica.

Ciao Fede, partiamo dalle basi: da dove nasce la tua passione per la musica e in che modo si è sviluppata nel corso degli anni.
Ciao Tatiana, intanto è un grande piacere prendere parte a questa intervista. Ci sarebbero pagine e pagine da scrivere a riguardo ma cercherò di essere breve.
La mia passione per la musica nasce quando ero davvero piccola: quando avevo 2-3 anni guardavo mia cugina suonare gli Oasis al pianoforte e il mio cuore sognava solo di mettere le mani su quei tasti e fare come faceva lei.
Poi dopo anni e anni di sfinimento ai miei, alla fine hanno deciso di comprarmi una chitarra e di farmi seguire un corso di musica jazz (si, jazz, perché era l’unico maestro in zona che mia madre conosceva).
Avrò avuto 10 anni, tu immagina il mio lettore cd con tutti i dischi di NoFX, Blink 182, Green Day, Avril Lavigne, da una parte (si insomma, il periodo sk8er, ci siamo passati tutti nei primi 2000) e tutti gli spartiti di standard jazz dall’altra: all’inizio è stato un tormento approcciarmi al mondo jazz; poi non so cosa è successo, Giuseppe Pende (il mio maestro), aveva capito che mi piaceva comporre e scrivere, così ha unito il mondo dell’improvvisazione jazz a quello della scrittura: ne sono conseguiti anni di studio di armonia jazz finalizzati alla composizione e all’improvvisazione.
Questo mi ha permesso di diventare ferrata tecnicamente sul mio strumento ma di rendere ogni esercizio al metronomo una composizione: era davvero stimolante.
Da lì, un grande, grandissimo amore per la musica jazz che continua ad accompagnarmi a distanza di 15 anni.
Poi cosa è successo, quando avevo 15/16 ho suonato in diverse formazioni con band che mi chiamavano come turnista, ho fatto una grande esperienza con i Freres Chaos che andarono ad X Factor e li ho seguiti per qualche data pre e post talent: è stata una bellissima esperienza lavorare con loro.
Quindi ero sempre “dietro”, andavo in studio, imparavo osservando, suonavo con persone molto più grandi di me, seguivo i concerti nell’hinterland marchigiano e sognavo.
Ho iniziato a farmi avanti e iniziarono a chiamarmi per i primi concerti in cui facevo dei timidi pianoforte e voce con le mie canzoni: perché si, c’è da dire che sono un po’ introversa e la musica, l’esperienza dei concerti,

è riuscita a tirare fuori il fuoco che facevo implodere dentro.
Poi insomma, ho iniziato a comprare i primi synth, un computer veloce e a creare il mio home studio a Fermo. Mi sono laureata in conservatorio a Pesaro nella triennale di musica elettronica e ho approfondito il campo di sperimentazione sonora e performativa legata al mondo dell’installazioni interattive e in differita e alle tecnologie di diffusione audio, dalla quadrifonia all’ambisonics.
Un amore per la ricerca che non si è mai fermato: continuo ad oggi a studiare al conservatorio di Milano per concludere anche un secondo ciclo magistrale.
Mi sono avvicinata in modo graduale alla scena dell’elettronica, perdendo completamente le staffe per la sfera sonora legate al mondo melodic techno (come Howling, Frank Wiedemann, Tale Of Us, andando verso artisti come Jan Blomqvist e RUFUS DU SOL), alla scena francese (JUSTICE, GESAFFELSTEIN, DAFT PUNK) alla scena Neoclassica (tutta l’erased tape records, quindi Olafur Arnalds, Kiasmos(Janus + Olarfur), Nils Frahm, A winged Victory for the sullen), alla scena Techno (Legata al mondo Drumcode, come Enrico Sangiuliano, Adam Beyer, ma anche altri come Klangkuenstler, Joyhauser, Radio Slave) con una forte presenza del mondo XL recordings/Ninja Tune (the XX, Sampha, Fka Twigs etc.).
Però devo anche citare da dove sono partita per arrivare a loro: questo amore parte da John Cage, Iannis Xenakis, Stockhausen, Philip Glass e Brian Eno.
(Te l’avevo detto che sarei stata breve).
Da dove nasce il nome HU?
Il nome HU viene dalla mia passione per la cultura egizia:
HU era la divinità personificata del comando o il “Verbo” creatore, cioè la forza motrice dietro alla creazione.
Mi sono completamente innamorata di questo significato e ho voluto chiamarmi in modo ambizioso proprio così: coincide con l’amore che ho per la musica.
Cosa rappresenta per te la musica?
La musica per me rappresenta un grande mezzo di comunicazione e necessità di espressione.
Non mi sono mai imposta di volerla fare, è stata da sempre la mia estensione naturale. Ho sempre avuto difficoltà a comunicare verbalmente qualsiasi cosa, scrivere, suonare, espormi è stato un modo catartico per imparare a conoscermi, ma anche per volermi bene.

Come hai espresso la tua creatività durante il lockdown?
Pensi che sia stato un momento buono per la tua crescita personale/professionale?
Da dov’è nata l’idea del progetto HAUS?
Durante il Lockdown, ho vissuto una condizione di alienazione positiva.
Mi sono concentrata molto su me stessa cercando di tirarmi fuori dal contesto drammatico che abbiamo vissuto.

Ho ritenuto i giorni del lockdown, oro per un’evoluzione personale: personalmente è servito per fare pulizia generale di situazioni tossiche,
Artisticamente parlando invece è stato un periodo necessario per gettare le basi di alcuni sogni che erano costanti nelle mie infinite project list, progetti come HAUS.
HAUS è nato dall’incontro con Andrea Moretti, che lo definirei come una super testa creativa positiva oltre che un amico raro.
Creativo positivo perché, il suo spirito di ricerca ha accesso le reciproche connessioni e i diversi settori di cui ci occupiamo, io di musica e comunicazione e lui di arte, grafica, comunicazione e digitali, hanno trovato un punto perfetto di unione che è proprio HAUS.
Un giorno sotto lockdown ho pensato “Ableton ha esteso la version suite Trial a 90 giorni”, ma non esistono corsi o webinar gratuiti in italiano che spieghino come funzioni una DAW e poi crei anche una parte di supporto tecnico.
Ho pensato anche a tantissimi artisti che magari in fase di scrittura con produttori o studi di appoggio si siano trovati improvvisamente a piedi per portare avanti il proprio lavoro in solitudine o sicuramente con pochi mezzi.
Quindi l’idea era di creare un “posto” dove si facevano stream di produzione, attività di community e scambio di idee: il risultato è stato pazzesco
Così, mi capita di mettere un post a caso su facebook e su instagram che recita: “Ableton for Dummies: 4 hours per week, free Skype lessons” e niente, nel giro di neanche due giorni la mia casella email è ESPLOSA.
Da lì Andrea è stato fondamentale: ha rivoluzionato il progetto e dopo ORE E ORE E ORE E ORE (all’infinito) di brainstorming su Skype, abbiamo buttato giù un piano di produzione che un attimo ci siamo fermati, ci siamo guardati e abbiamo sentito quel brivido del “ok, ce l’abbiamo”. Questo progetto ci ha creato tante incredibili connessioni e ad oggi è uno dei miei orgogli più grandi.
In linea con le riprese delle attività di giugno e con gli impegni che incombono, abbiamo fatto uno stop ad HAUS ma torneremo carichi per settembre con delle figate.
Cosa ne pensi della musica contemporanea?
Della scena musicale attuale, penso tantissime cose ma principalmente che nel bene e nel male, la diffusione di moltissima nuova musica e la scoperta di nuovi correnti estetiche e contaminazione tra generi, sia uno scenario estremamente positivo.
Tuttavia, puramente per mio gusto estetico e per ideologia personale, mi guardo intorno e devo dire che sono rari i progetti in cui, oltre ad esserci una grande efficacia musicale, ci sia anche una base artistica e culturale profonda.
Tuttavia, ciò non toglie che ascolto qualsiasi generale musicale e cerco di trovare insegnamento dallo studio di cose che neanche mi appartengono,
Non si può evolvere se non si conosce a fondo il contesto all’interno del quali viviamo.
Da dove prendi l’ispirazione per la produzione dei tuoi progetti?
Questa è una bella domanda. A cosa mi ispiro? Mi ispiro a quello che mi circonda,
I miei testi e la topline nascono sempre su delle note.
Faccio sempre questa cosa, penso ad un’immagine nella mia testa e cerco poi di raccontarla con le parole e rendere la produzione una metafora.
Una volta che sento di aver buttato giù una stesura efficace ed essenziale, comincio a lavorare sui suoni: lì c’è la mia grande ricerca.
Ma cerco di fare interventi essenziali e mirati, non vado mai a caso in generale: mi fa sentire di non avere controllo su quello che sto facendo.
Ma ci sono arrivata dopo tanti anni di prove di produzione e studio e osservazione di come lavoravano gli altri.
Ho studiato Pro tools, Ableton e anche Logic per cercare anche l’ambiente più efficace per il mio workflow. Mi piace sperimentare cose nuove e tenermi sempre aggiornata
Ma sopratutto padroneggiare i miei strumenti.
Donne e musica elettronica: cosa significa essere una donna in un ambiente prettamente maschile o comunque caratterizzato da djs-immagine?
Allora, per quanto riguarda la questione, ci sarebbero anche qui tantissime cose da dire. Ma uno dei problemi principali è l’estremizzazione delle questioni, che come tutte le prese di posizione assolutamente estreme, ha anche il lato della medaglia negativa.
Per mia esperienza personale, devo dire che ho lavorato con tantissime persone bellissime e tantissime persone non proprio bellissime,
ma a prescindere che fossero uomini oppure donne.
Tanti miei colleghi che siano uomini e donne, mi hanno sempre portato moltissimo rispetto e stima reciproca.
Per quanto riguarda la parte del Djs-immagine, è una croce attuale per la musica, il ruolo positivo di un artista positivo come “brand”, funziona quando l’artista lancia messaggi ad una comunità e comunica la sua arte in modo puro e funzionale.
L’artista brand ha un ruolo negativo invece dal momento in cui il messaggio che lancia rappresenta la summa di un lavoro di Marketing sulla fuffa.
Mi sono sempre tenuta lontana da questi contesti, contesti che mi hanno portata anche a scegliere sempre la strada in salita ed evitare compromessi che mi avrebbero portato alla via facile, perdendo una parte di quello che sono e che voglio comunicare.
Ho grandi sogni, grandi progetti ma la vedo così: io sono un mezzo per la mia musica, è lei che deve stare in primo piano e poi di conseguenza io, non il contrario.Cosa rappresenta per te la tua terra d’origine? In che modo vieni influenzata dai posti in cui sei cresciuta?
Il posto in cui sono cresciuta, le Marche, sono un po’ mio locus amoenus.
Credo che la mia ricerca , il mio rapporto con la natura sono stati una diretta conseguenza della fortuna che ho avuto di crescere in un posto come le Marche.
Amo la città, sognavo Milano e mi ci sono trasferita, poi ci sono Los Angeles, Londra, Berlino che sono tutti posti dove vorrei fare delle esperienze o delle residenze se non altro per scrivere, contaminarmi e collaborare con artisti proveniente da cultura diversa e sicuramente farò in modo di farlo (come ogni volta che mi metto qualcosa in testa) ma dall’altra parte,
Il mio corpo ha bisogno di vivere posti come l’Islanda o la Scandinavia, dove il contatto profondo con la natura e la sua contemplazione, sono la base dell’esistenza. Contatto che in città si perde.
Per riassumere posso dire che la città è il posto a cui tendo ma la natura e gli spazi aperti sono i posti di cui ho bisogno.
Parlaci un po’ dell’ultimo tuo ultimo brano NEON.
NEON è la mia canzone senza tempo: l’ho scritta tre anni fa, parla di una storia che non c’è mai stata, una storia che mi ha dato tanto pur non essendo stata niente e che ad un certo punto poi, l’unico modo per lasciarla alle spalle, è stata mandarla altrove (a fanculo insomma).
Dopo una lunga odissea discografica e grandi promesse, ho deciso di lasciarmi alle spalle tutto quanto e fare uscire questa traccia come artista indipendente, con una grande orgoglio personale e come un inizio, inizio che doveva esistere già da 3 anni ma che il tempo, per diverse ragioni, ha fatto mettere in pausa.

Cosa rappresenta per te la tua terra d’origine? In che modo vieni influenzata dai posti in cui sei cresciuta?
Il posto in cui sono cresciuta, le Marche, sono un po’ mio locus amoenus.
Credo che la mia ricerca , il mio rapporto con la natura sono stati una diretta conseguenza della fortuna che ho avuto di crescere in un posto come le Marche.
Amo la città, sognavo Milano e mi ci sono trasferita, poi ci sono Los Angeles, Londra, Berlino che sono tutti posti dove vorrei fare delle esperienze o delle residenze se non altro per scrivere, contaminarmi e collaborare con artisti proveniente da cultura diversa e sicuramente farò in modo di farlo (come ogni volta che mi metto qualcosa in testa) ma dall’altra parte,
Il mio corpo ha bisogno di vivere posti come l’Islanda o la Scandinavia, dove il contatto profondo con la natura e la sua contemplazione, sono la base dell’esistenza. Contatto che in città si perde.
Per riassumere posso dire che la città è il posto a cui tendo ma la natura e gli spazi aperti sono i posti di cui ho bisogno.
Parlaci un po’ dell’ultimo tuo ultimo brano NEON.
NEON è la mia canzone senza tempo: l’ho scritta tre anni fa, parla di una storia che non c’è mai stata, una storia che mi ha dato tanto pur non essendo stata niente e che ad un certo punto poi, l’unico modo per lasciarla alle spalle, è stata mandarla altrove (a fanculo insomma).
Dopo una lunga odissea discografica e grandi promesse, ho deciso di lasciarmi alle spalle tutto quanto e fare uscire questa traccia come artista indipendente, con una grande orgoglio personale e come un inizio, inizio che doveva esistere già da 3 anni ma che il tempo, per diverse ragioni, ha fatto mettere in pausa.