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DIGITAL FASHION 2.0

Il digital e i social media nel fashion: il ruolo del consumatore



Non ci accontentiamo più di comprare un articolo. Ci piace interagire, essere coinvolti. Vogliamo l’esperienza, non ci limitiamo semplicemente all’acquisto. Il mondo digitale si rinnova e si reinventa ad una velocità spaventosa e la moda, sempre al passo con i tempi, non può che seguire progressivamente questo cambiamento.




La moda digitale ha modificato le esigenze del consumatore e di conseguenza ha rivoluzionato totalmente il modo di comunicare dei brand.

Sono cambiati modelli di business, strategie, customer experiences: uno stravolgimento che ad oggi ci porta a vivere una sorta di vita parallela attraverso lo schermo.

Grazie al web 2.0 si ha la possibilità di connettersi ed interagire su siti web, blog e social media. In particolare Instagram riveste oggi una notevole rilevanza rispetto alle altre piattaforme grazie alle figure degli influencer che attualmente sono tra i principali veicoli di comunicazione e pubblicità.


L’interazione che deriva da questo processo permette al consumatore medio di sentirsi, mai come in questo momento storico, tramite i social, vicino a brand e celebrities. La definizione di Eva Chen di “democratizzazione della moda” non potrebbe essere più azzeccata per descrivere questo fenomeno: il fashion non è più prerogativa di pochi ma si apre a chiunque.




L’evoluzione della digitalizzazione nella moda è diventata una risorsa essenziale per la situazione attuale: durante la pandemia, la vita sociale si svolge principalmente “online” e di conseguenza anche gli acquisti.

I negozi, dalle catene ai piccoli brand, devono tutto all’e-commerce e ai canali social. La possibilità di avere molta più visibilità sulle piattaforme digitali, dovuta ad un maggiore investimento di tempo da parte delle persone, ha sicuramente giovato a chi ha saputo giocare adeguatamente le proprie carte.

Showroom virtuali, webinars con designers, shopping experiences digitali sono soltanto alcune delle idee emerse proprio grazie alla particolare condizione che stiamo vivendo.


Su un articolo pubblicato a maggio 2020 su McKinsey.com gli autori spiegano di come siano stati compiuti “due anni di trasformazione digitale in due mesi”.

Il digital è diventato il principale mezzo su cui investire: secondo un loro studio il 35% dei consumatori cerca ispirazioni per l’abbigliamento sui negozi online almeno una volta a settimana, il 22% dei consumatori trascorre più tempo in cerca di ispirazione su internet rispetto al pre-quarantena.

Si prevede che in questi 12 mesi la quota online di moda e abbigliamento in Europa e Nord America aumenterà dal 20 al 40%.



Le aziende, sotto la lente di ingrandimento, devono impegnarsi al massimo per creare valore, così come tutti i professionisti che vogliono far sentire online. Tanti lavori sono stati creati da zero e oggi tutti i mestieri tradizionali vanno riadattati e aggiornati rispetto alla condizione attuale.


Anche il giornalista, ad esempio, ha cambiato il proprio modo di comunicare:

Non si può più fare giornalismo come prima. Bisogna capire innanzitutto l’impatto delle nuove tecnologie. È importante quindi essere rapidi e attenti nel linguaggio, che deve essere semplice, ma con un contenuto. Più che la notizia è il racconto che è diventato importante.”

Sostiene Simone Marchetti, Editor in Chief di Vanity Fair in un’intervista su Fashion Network.

“Si deve riuscire a scrivere quello che non si vede tramite le immagini, che ormai tutti divulgano in tempo reale, pensando sempre a un punto di vista tridimensionale. Non esiste solo una pagina, ma bisogna mettere a disposizione un mix di letture, immagini, strumenti con possibilità di interazione”.

Ma l’interazione digitale sarà meglio di quella cartacea, o addirittura di quella fisica? La progressiva trasformazione digitale delle nostre vite avrà un impatto positivo o negativo? A che livelli di innovazione arriveremo fra 10 anni?


A voi la risposta.

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