Corto Circuito
Nel visionare il documentario Sisters With Transistors ho provato un forte senso di
amarezza: nel parterre des reines narrato da Lisa Rovner, trovo discutibile l’omissione
della compositrice Ruth White, meno appariscente - o pop - rispetto alle altre
colleghe menzionate con le loro rispettive produzioni, ma non per questo degna di
essere relegata nel dimenticatoio.
Mi sono imbattuto casualmente in questa autrice qualche anno fa, scoprendo di
ascolto in ascolto un percorso musicale sorprendente.
Proveniente da studi classici (dove spicca nel piano e si diletta con altri vari
strumenti), incontra George Antheil - uno dei principali avanguardisti statunitensi del
‘900 - che le insegnerà i principi della composizione nella forma sonata.
Se le prime pubblicazioni discografiche hanno una valenza prettamente educativa e
in antitesi con il mondo elettronico (come Settings For Lullabies ‘Round The World ed
il ciclo di Folk Dances ‘Round The World), con la commissione ricevuta di 7 Trumps
From the Tarot Cards and Pinions e del successivo Flowers Of Evil, Ruth White si
dedica ad una ricerca sonora peculiare e generosa di spunti.
In particolare con Flowers Of Evil anticipa - in parte - il risultato ottenuto in
Desertshore da Nico e John Cale, creando un tappeto sonoro cupo, disturbante e
doloroso a I Fiori del Male di Baudelaire, nel quale le poesie dell’autore sono recitate
dalla stessa White con il piglio di chi formula preghiere su Radio Maria.

Ruth White 1968
L’oscurità che ha permeato gli ultimi due album sopracitati della White, abbandona
Short Circuits, disco commissionato dalla EMI, con il quale la compositrice torna ad
immergersi in un contesto sonoro “educativo” e meno sperimentale.
Proprio il titolo, Short Circuits [corto circuito], appare come un onesto avvertimento
all'ascoltatore, che si troverà a dover fronteggiare un'operazione non convenzionale:
un corto circuito uditivo che di primo acchito - ad un orecchio distratto - può apparire
come un bizzarro divertissement, uno scherzo continuo eseguito da una nutrita
orchestra costituita da impeccabili (quanto diligenti) Nokia 3310.
Eppure la mano di Ruth White è misurabile, riesce ad intervenire - con compita
autorità - in composizioni classiche senza risultare denaturalizzante, mettendo a
terra arrangiamenti ex-novo ispirati e lontani dal compitino.

Ruth White - Short Circuits 8 bit
Short Circuits è un disco al quale sono fortemente affezionato, simboleggia anche un
curioso trait d’union tra questo scritto e quanto pubblicato su questi spazi nel
numero 5 Less is More. Il grado di separazione è rappresentato dalla musica di
arredamento di Erik Satie e dall’interpretazione di Gymnopedie No.1 eseguita da Ruth
White in Short Circuits, meritevole di aver inserito elementi non presenti nello spartito
originale, capaci di rendere “l’arredamento musicale” altrettanto aggraziato alla
versione di Satie.
Espressiva, ricca di delicati strati sonori, la produzione della White in Short Circuits
dimostra come la musica elettronica possa disporre di un'anima propria.
Distante dalla freddezza che traspare dalla library music o dalla ambient di alcune
sue colleghe più rinomate, la proposta della White - nonostante le apparenze - è
comunque cerebrale, distinguendosi per la continua ricerca di equilibrio tra i vari
piani dell'edificio sonoro.
Dal barocco di Bach ai classici russi, dal manierismo di Chopin al folclorico di
Albéniz (ripreso da Segovia e reso celebre dai The Doors), la capacità interpretativa
da parte di Ruth White risulta sempre omogenea, coerente ed estremamente riuscita.
Una capacità rielaborativa tale da valere come insegnamento per tutti coloro che
ancora non hanno ben compreso cosa significhi eseguire delle cover marchiando io la
propria impronta su di esse.
ENG VERSION
In watching the documentary Sisters With Transistors I felt a strong sense of bitterness: in the “Parterre des Reines” narrated by Lisa Rovner, I find questionable the omission of composer Ruth White, less flashy - or pop - than the others. The Commission is not in a position to be relegated to oblivion.
I accidentally ran into this author a few years ago, discovering that listening to a surprising musical journey.
From classical studies (where it stands out in the plan and delights with other various instruments), meets George Antheil - one of the leading American avant-gardes of the 900 - which will teach her the principles of composition in the sonata form.
If the first records have a purely educational value and in antithesis with the electronic world (like Settings For Lullabies Round The World and the cycle of Folk Dances Round The World), with the commission received of 7 Trumps
From the Tarot Cards and Pinions and the next Flowers Of Evil, Ruth White dedicates to peculiar and generous sound research of ideas.
In particular, with “Flowers Of Evil” he anticipates - in part - the result obtained in “Desertshore” by Nico and John Cale, creating a dark, disturbing sound carpet and painful to Baudelaire’s Flowers of Evil, in which the author’s poems are recited by the same White with the catch of who formulates prayers on Radio Maria.
The darkness that permeated White’s last two albums above, leaves “Short Circuits”, a record commissioned by EMI, with which the composer returns to immerse himself in an "educational" and less experimental sound context.
Just the title, “Short Circuits” [short circuit], looks like an honest warning to the listener, who will face an unconventional operation: a short auditory circuit that at first glance - to a distracted ear - may appear like a bizarre divertissement, a continuous joke performed by a nurse orchestra consisting of impeccable (as diligent) Nokia 3310.
Yet Ruth White’s hand is measurable, she manages to intervene - with completion authority - in classical compositions without being denaturalizing, putting an earth ex-novo arrangements inspired and far from the task.
“Short Circuits” is a record to which I am strongly attached, it also symbolizes a curious trait union between this writing and what is published on these spaces in the number 5 Less is More. The degree of separation is represented by the furniture music of Erik Satie and the interpretation of Gymnopedie No.1 performed by Ruth White in Short Circuits, deserving of having inserted elements not present in the original score, able to make "the musical furniture" equally graceful to Satie’s version.
Expressive, rich in delicate layers of sound, the production of White in “Short Circuits” demonstrates how electronic music can have its own soul.
Far from the coldness that transpires from the library music or the ambient of some of its most renowned colleagues, the proposal of White - despite appearances - is still cerebral, distinguished by the continuous search for balance between the various floors of the building sound.
From the baroque of Bach to the Russian classics, from the mannerism of Chopin to the folkloric of Albéniz (taken up by Segovia and made famous by The Doors), the interpretive ability by Ruth White is always homogeneous, consistent, and extremely successful.